giovedì 15 gennaio 2009
una presa in giro di vite
Il sito dell'Adige titola "giro di vite su piazza Dante".
Finalmente. Ci voleva. Quale che sia il senso della frase. Che si tratti dell'impianto di una bella vigna comunale in centro, disposta in filari circolari, che possa fornire uva a chi vuole e un'angolo di natura a tutti o, piuttosto, auspichiamo, che la frase corrisponda a una metafora e che alluda a iniziative che contrastino il degrado, la povertà, l'emarginazione di chi è costretto a bivaccare sotto la neve tra sorci e lerciume. Non resta che attendere le mosse concrete: dormitori pubblici e ronde che prestino soccorso e assistenza, che informino, magari in collaborazione con i vigili urbani, come sempre dediti a contrastare le prevaricazioni dei pochi balordi che quell'umanità indifesa vessa, irride, calpesta.
O no?
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9 commenti:
??? tu lo saı ??? ıo no...
Da quanto ne so intensificheranno i controlli delle forze dell'ordine in piazza Dante. Certo che ad oggi non è uno splendido biglietto da visita per Trento, specialmente in considerazione del fatto che si trova proprio di fronte alla stazione ferroviaria.
Se l'iniziativa raggiungerà l'obiettivo (aumentare la sicurezza e sanare la situazione di parziale degrado attuale) ben venga.
L'espressione "giro di vite" effettivamente fa discretamente schifo.
i barboni muoiono di freddo ma il problema è il biglietto da visita. Daniele, da quanto in qua i barboni ti minacciano?
E gli sbirri, non ti fanno paura?
Beh, certo, il problema non è il biglietto da visita, ma io di barboni non ne ho visti tanti in piazza Dante. Ho visto tanti maghrebini che mi offrivano l'acquisto di ashish senza troppo preoccuparsi di uscire allo scoperto. Mi sembrava di essere nella vecchia via Zamboni di Bologna. Se si mettono a rubare le biciclette, ci siamo!
A me piacerebbe riconquistare quella piazza con tante manifestazioni culturali. Il mio sogno nel cassetto è di trasformarla in un grande cinema all'aperto, come piazza Grande della già menzionata città...(ebbene sì, ve l'ho svelato)!
Idem. Io di barboni all'ultimo conteggio ne ho visti due (maschi) e la solita barbona con i capelli biondi, quella sempre piena di ematomi.
Ho visto molti, moltissimi immigrati invece. Che stavano lì a ciondolare, attorno alla casina abbandonata. E, ohibò, nessun bambino, nessuna mamma con la carrozzina, nessun gruppetto di studenti.
il ciondolare degli immigrati che tu dici, spesso corrisponde a un modo assai diverso di vivere il territorio.
pare che ''gli integrati'' preferiscano ciondolare nei centri commerciali.
A me fanno molta più paure gli zombie che si aggirano nei supermercati, catatonici, urtandomi con il carrello.
Consiglierei due parole con lo scrittore immigrato uruguaiano Milton Fernandez a proposito dell'occupazione vissuta del territorio da parte degli immigrati.
E i barboni, a prescindere dal numero - sono l'incarnazione delle falle della nostra bella società.
(Forse nei tuoi libri che ci citi spesso queste cose non stanno scritte)
Nello scrivere "biglietto da visita" intendevo molto semplicemente sottolineare come piazza Dante sia il primo luogo che Trento mostra di sé, essendo di fronte alla stazione. Tutto qui.
La situazione nella quale versa non è certo ottima, e di conseguenza qualcosa va fatto. Il problema di fondo è che spesso la piazza è teatro di episodi di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti.
In merito al discorso "sbirri" (credevo li chiamasse così solo Bruce Willis) e barboni preferisco non esprimermi.
Riguardo a chi "ciondola" nei parchi: molti di loro ciondolano per spacciare. E questi non sono "integrati" né altro, sono criminali. Chi "ciondola" in un centro commerciale, dato il luogo, non spaccia (normalmente).
"Hotel Millestelle" e "Sopravvivere in strada" li ho letti pure io, discutendo anche con l'autore. Non sono libri che cito spesso, dato che normalmente mi interesso di tutt'altro campo (e leggo di conseguenza).
Devo, anzi, dire una cosa: uscendo dal mondo dorato del Trentino certe mie idee sono davvero cambiate. Una volta, quando non dovevo fare slalom tra pozze di vomito e venditori ambulanti in Piazza dei Cinquecento, ero infinitamente più tollerante. Ma forse, "tollerare" non è la soluzione. Quale che sia, però, non lo so.
Cosa vuol dire "vivere il territorio in un modo diverso"?
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