lunedì 30 marzo 2009

B2B: Dal Bangladesh a Bozen, con amore

Quella di oggi non è proprio un’intervista. È più una storia.
La storia di Nishat, che ho incontrato in treno.
Mi giro sbuffando, un po’ innervosita. Con tutto lo spazio che c’è, possibile che questa mi si spalmi addosso? Il treno rallenta. Una voce da un viso dolce mi chiede «va a Bolzano anche Lei?» Non so come faccia a sapere in che direzione scatto per prendere la coincidenza, ma comunque «sì, vado verso il Brennero». E mi rabbonisco. Mi sembra giovane e indifesa. Le spiego dove prendere il treno – di solito al binario 2 piazzale ovest. Gli occhi scuri scivolano sul binario. Ha una valigia enorme, l’aria mite. È questione di un attimo – aiutarla e prenderla sotto la mia ala protettrice. Mentre ci scapicolliamo con il suo valigione penso che sono addirittura disposta a perdere il treno pur di arrivare con lei al binario tirando questo macigno, ma poi, leonessa protettrice, con una cortesia che non ammette rifiuto chiedo di ai due arabi scesi prima di noi di aiutarci a trasportare il valigione giù e su per le scale della stazione. Un ascensore chissà se c’è. Abbiamo i minuti contati, non possiamo sprecarli a cercarlo. Poi, due mani sconosciute su una maniglia pesante. Il mio passo pesante affretta i suoi, piedini avvolti in stivaletti neri elasticizzati con una punta affilata, molto lunga e sottile. Scarpe strane. Fanno pendant con la borsetta, nera. Di uno stilista italiano sconosciuto. Almeno a me. E non c’azzeccano con il capottino marrone – che protegge il corpo snello e nasconde la bellezza del verde scintillante «è un sari, questo?» le chiedo quando siamo sedute una di fronte all’altra sui sedili sporchi, pochi minuti e molti scalini dopo.
«No – il sari è indiano, e è impossibile da portare per viaggiare, perché è tutto un fascio – non ci si muove. Si usa nelle feste e nelle cerimonie». Mentre le colline dell’Appennino scorrono sotto la pioggia, mi scuso perché le farò un sacco di domande sceme. Non ho mai conosciuto nessuno del Bangladesh. Anzi, non so nemmeno dov’è! Nishat lascia cadere alcune informazioni. Mi dà del Lei, anche se le ho chiesto subito di darmi del tu, ché altrimenti mi sento vecchia. Non sono brava a dare l’età, ma credo abbia circa 24 anni, non di più. (E io non sono sento una matusa!) Nishat mi racconta che vive a Bolzano da oltre 10 anni ma studia a Verona, in una scuola per assistenti sanitari. Comincio a farmi delle domande – mi chiedo che ci fa da sola a Bolzano. Se la sua famiglia è in Bangladesh, forse è stata adottata? Parliamo delle piantagioni di riso – mi dice che al suo Paese ne crescono vari tipi, ma che quello principale si può coltivare solo nei due mesi prima della stagione delle piogge, perché poi l'acqua ricopre tutto e le piante muoiono. Racconto che da quando ho scoperto alcune spezie indiane e il riso thai, quello italiano non lo compro più. Del resto i risotti mi vengono sempre male. Poi mi chiede come si coltiva il riso in Italia. Ovviamente non so rispondere. Blatero qualcosa sulle mondine e cambio discorso. Viro sulla stagione delle piogge, «ma quante stagioni ci sono in Bangladesh?» «Sei: la primavera, l’autunno, l’estate, la stagione delle piogge, quella dei monsoni e la stagione secca». Si stupisce Nishat, nel vedere le montagne all’orizzonte di Bologna. «Credevo che ci fossero solo in Alto Adige!» - Quanto è grande Verona? E Trento? Quanti abitanti ha e per quanti km si estende? - Ma che ne so??? Poi parliamo di soldi – che sembrano un punto focale nei suoi discorsi. La vita costa poco, in Bangladesh – dove la moneta si chiama taka e oggi con un euro ne compri 85. Ma se hai uno stipendio italiano, ci vivi bene, puoi pagare un affitto di 60/70 taka al mese. Se invece lo stipendio è bengalese, prendi 70 taka al mese e non ce la fai. Poi Nishat prende una foto dalla borsetta «ti faccio vedere una cosa» - mi dice. È la sua foto di matrimonio «mi sono appena sposata». Il quadro si fa più nitido. O forse più confuso. Ricordo ragazzi indiani di famiglie “moderne”, studenti e ricercatori e immigrati di seconda generazione che hanno vissuto negli USA, in Inghilterra e in Italia ma che si sono “arresi” alla tradizione del matrimonio combinato. Salvo poi vederlo fallire infelicemente. Quale sarà la storia di Nishat? Forse sono falliti solo i matrimoni combinati che ho conosciuto io. Guardo la foto senza sapere bene che dire. Non sono particolarmente favorevole al matrimonio, né all’istituzione della famiglia. A prescindere dalla nazionalità di chi la pratica. Il marito, nella foto, è brutto forte. Lei, trasformata dal trucco pesante, è comunque scintillante nel rosso vivo dell’abito e nell’oro abbondante che le orna mani, polsi, capelli e décolleté.
Il discorso prende corpo – mi racconta che è stata un mese in Bangladesh «i miei sono tornati la settimana scorsa. Al matrimonio sono state invitate ben 1200 persone. Mio padre ha dovuto pagare per tutti, anche se non tutti sono venuti. Io avevo chiesto che confermassero se venivano, ma non lo hanno fatto. Comunque mio zio, che vive in Inghilterra, ma prima viveva con noi – in Bangladesh abbiamo ancora una casa dove abitiamo tutti insieme, quando ci andiamo – visto che era un matrimonio importante, perché sono la figlia maggiore – ha deciso di aiutare mio padre e paga una parte delle spese. I nostri matrimoni non sono come qui da voi» No: c’è un cerimoniale preciso e complesso. Il primo giorno ti devi vestire di giallo e il giorno del matrimonio di rosso. «Gli altri giorni, io mi sono vestita di rosa e poi di bordeaux». Si guarda i palmi delle mani. All’inizio avevo pensato che quei segni rossi fossero dovuti al peso della valigia o a qualche eczema. Invece sono ciò che resta dell’henné.
to be continued...

Le Interviste Scomode Su blog2piazze

7 commenti:

catone ha detto...

E' piacevole ed interessante conoscere le abitudini di vita di genti lontane da noi, specie se a farcele conoscere sono proprio loro in prima persona. Aspetto il proseguio.
Un saluto

la signora in rosso ha detto...

Essere disponibili verso persone di altre culture ti permette di conoscere, imparare e ...amare paesi che non avresti mai occasione di visitare...bell'incontro...leggeremo il seguito

fabio r. ha detto...

bell'incontro.. tienici aggiornati sul resto, grazie!

Mata Hari ha detto...

Bella pagina .....

Baci

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

good start