Giorni fa su un muro ci è capitato di leggere:
DOVE CI FU AMORE SEMPRE CI FU ANARCHIA
Chi passava di lì ci avrà notato. Non si scorda un uomo che pomicia avidamente con un graffito. Perchè vi andrebbero portati in viaggio di nozze le coppiette che si giurano amore, che fanno patti, che si danno regole. Rendendo il loro un rapporto, invece che un incantesimo. Facendone una propaggine dell'ufficio. Con vendette e sotterfugi, ordini, permessi e premi.
E anelli. Di catene, anche se non si dice.
Chissà chi ci ha iniettato questa malattia. Di desiderare qualcosa e quindi di volerla controllare, costringere. Senza capire quanto tutto ciò sia umiliante prima di tutto per noi. Che non veniamo cercati spontaneamente, che, come più o meno diceva De andrè: non facciamo l'amore per amore ma per avercelo garantito.
C'è, ci deve essere, una maniera di volteggire come i paracadutisti quando lasciano l'aereo, di tuffarsi l'uno verso l'altro.
Invece spesso tenersi per mano è solo un non lasciarsi scappare.
Parte forse anche da qui l'educazione verso una società più libera, di individui reponsabili, non di coatti e truffatori. Instauriamo la giornata del family mai, e aboliamo dalla costituzione quest'istituto che regoralizza anche l'affetto.
Non siamo contrari al matrimonio per i gay. Siamo contari al matrimonio.
1 commento:
(...)
Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia.
(...)
da
Il dilemma
di Gaber - Luporini
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