sabato 7 giugno 2008

Mia nonna è un’astronave




Paura.
Mi fa molta paura l’idea di ridurmi così.
Appoggiata come un vecchio straccio su una sedia a rotelle.
Guardando il mondo da un vetro.
Undic’anni di albe e tramonti sottovuoto.
Mani nodose, anche accartocciate.
Anche oggi l’impresa è attraversare lo stuoino.
Prima un piede e dopo l’altro, per approdare, sfiancata e tremolante, alla sedia di cucina.




- Guarda che roba, sono tutta un livido. Ieri sono caduta in corridoio. Il sangue macchiava il pavimento, tutti si agitavano e Giovanni che si affannava su di me, per farmi rialzare, ma il mio corpo non rispondeva. Sembravo un cadavere, accoccolata lì in un angolo, il fiato mozzo per la botta alle costole, che sono già incrinate…



Ti vedo, sì. Aggrappata alla vita – a morderle la coda, nervosamente. Sbatacchiata fra i flutti dei pensieri e dei ricordi, in attesa della morte. Così stanca da non opporvi più nemmeno resistenza. Anzi, l’attendi come una benedizione.
Come un sollievo alla tua inutile stanchezza rivestita di pelle sottile.
Difficile da amare: sei uno specchio perturbante che farei a meno di guardare.

- Non ne posso più. Ieri notte non riuscivo a dormire. Mi venivano in mente dei ricordi, la testa andava per conto suo…. Dei ricordi, di quando da bambina aiutavo la mia zia, quella che faceva la sarta. E poi c’era quel napoletano, che aveva buttato la giacca dal quinto piano…



La pubblicità delle creme anti-age è ingannevole. Farei bene a risparmiarli, i miei soldi, per pagare chi asciugherà le mie bave e si sorbirà il mio alzheimer.
Siamo in attesa di abdicare.
Tutti.
Al nostro corpo. Ai nostri progetti; alle nostre forze e all’ultimo voto.
Forse rimpiango l’800 – quando, - mi dicono -, l’anziano era un saggio da ascoltare e le vecchie cardavano la lana insegnando a ricamare.
In una mano il paiolo, nell’altra la staffetta della vita.

- Che alternativa mi rimane? Glieo dico sempre, a Giorgio, di venirmi a prendere. Ce ne dovevamo andare insieme. Oramai non ho più nessuno…. Solo due cugine, anche loro vedove. Sandra, basta che trovi da giocare a carte e lei è contenta così. E sì che io ero sempre allegra, avevo la battuta pronta.

Vorrei fuggire, prima che sia tardi. Mettere l’oceano fra me e l’alzheimer, o chissà quale altro morbo che mi incancrenirà l’esistenza, impedendomi la fuga.
Conosco un posto. Un piccolo villaggio di pescatori...
Se non posso invecchiare al volante di un'astronave utilitaria, con i miei capelli blu, voglio che i miei occhi si spengano al tramonto – che le onde lambiscano i ricordi placando il dolore. Che le mie ceneri si disperdano con il volo di un gabbiano.

8 commenti:

silvano ha detto...

Meglio morire giovani con il vento tra i capelli? Perchè dobbiamo morire? Perchè dobbiamo soffrire? Ho paura di morire, ho paura di vedere il mio corpo perdere sempre più vita, accartocciarsi come un'auto incidentata. Ho terrore dell'entropia fisica e mentale, della mancanza di movimento, del freddo finale. Se non avessi l'istinto di conservazione deciderei da solo il momento, risparmiandomi lo spettacolo osceno di una mente e di un corpo che perdono giorno per giorno le loro funzioni.

Gran bel post, DC. Ma che grande angoscia tirare fuori dal rimosso la morte.
ciao, silvano.

Fritz Salamini ha detto...

cannone non c'entra nulla, però passa
che ho un video inedito di mesiano che non si trova su iutùb, molto divertente

Anonimo ha detto...

Tra le malattie che più temo, anche io, per il terrore di distaccarmi dalla ragione e dagli affetti più cari.
Nell tue parole però, ho trovato poesia, come se , anche quello stato di malattia, potesse conservare quello spirito frizzante della vita: un lampo di luce, nel buio.

il Russo ha detto...

Sentivo le parole di Risi stasera pronunciate in occasione del suo compleanno, "La vecchiaia é la cosa più ingiusta e sempre meno definibile che ci sia", è vero.
E' già dura fare i conti con la morte, farlo giorno dopo giorno per anni e anni progressivamente limitati nel fisico e nella mente é ancora peggio.

Stranistranieri ha detto...

La vita è allungata dalle medicine combinate e svariate,l'angoscia e il persistere nel mondo si diluiscono come lievito in acqua. Nell'800 la vita era più corta e attutita dai cuscinetti familiari, la vecchiaia non era così decrepita e tutti aspettavano che le scoperte scientifiche allungassero la vita. E ora siamo qui.

Anonimo ha detto...

.. per regalare un sorriso..

"non è che ho paura di morire, solo che non voglio esserci, quando accadrà" (W.Allen)

musa capricciosa ha detto...

Bellissimo post. Stupendo.

dioniso ha detto...

Mi unisco alle lodi sul post.

Questi temi mi hanno sempre suscitato un turbinio di sentimenti.
Soprattutto quando ascoltavo/ascolto le loro storie.
Nell'improbabile caso in cui dovessi arrivare a quell'età vorrò avere qualcuno che stesse ad ascoltare le mie storie.

Saluti