mercoledì 11 febbraio 2009

Non lo so

Paolo Dolzan (foto S. Cesari)
Propongo qui (d'accordo con l'autore), un post recente di Paolo Dolzan; per me pienamente condivisibile; espressione superba di perplessità in cui mi ritrovo:
Leggo libri e sfoglio cataloghi, scruto fotografie e ricostruzioni in pellicola, fantastico sui tempi andati che hanno lasciato solo un rimasuglio in bianco e nero per questo mio presente. Nel passato non cerco (e non trovo) la felicità, beninteso. Eppure quell'approssimazione di benessere mi ristora. Provo a immaginarmi quel mondo che non aveva ancora del tutto classificato le sintomatologie e le cause del decesso, che rompeva la schiena coi viaggi di una manciata di chilometri e caricava ogni partenza di esodo e di epica, che avvicinava l'anima degli uomini tra le vicissitudini dei giorni trascorsi senza nemmeno una lettera dei propri cari. Si moriva da giovani, quei pochi a quarant'anni eran già vecchi, ma oggi che la relatività del tempo è a tutti nota, dovrebbe apparir chiaro che anche solo 100 anni fa, quando la vita scorreva liquida in un composto rado d'occasioni o diluito nei tempi, i giorni valevano il doppio e che quindi, alla meglio, non è cambiato niente sotto questo aspetto. Oggi 24 ore bastano a malapena per lavorare. Non lo so. Sono inebetito da questo tutto e da questo niente. Coltivo il mio talento necrofilo immergendomi e talvolta annegando nel passato-passatista. Non riesco a cavarmi dal cervello e dal cuore che questo raggiunto benessere, tutta questa tecnologia, prosciughi l'anima anzichè nutrirla; perdipiù questa mia lagna è uguale al pianto del coccodrillo a panza piena. Nonostante ciò, ho la certezza che questo centinaio d'anni appena trascorso, - il XX secolo delle grandi rivoluzioni - sia stato un trabocchetto per la nostra società occidentale.
Con gli occhi al cielo i nostri nonni ammiravano i fuochi d'artificio progressisti quando in realtà i giochi eran già finiti e i nodi delle contraddizioni incastrati nel pettine dell' '800. Il XIX secolo ha segnato il picco di questa nostra giostra dell'intelligenza europea, ne ha tracciato i limiti e segnato i futuri confini. E' stata la fulminea parentesi nella storia dell'uomo che poteva farsi libero. Ogni colpo secco di ghigliottina in Francia è stato un passo avanti dell'uomo per l'uomo del mondo intero, così la morte decretata di Dio nella penna di scrittori e filosofi, il segno di matita degli artisti dentro e fuori dalle accademie e dalla società; l'affossamento della s/ragione illuminista in un chiavare sovrafollato e decadente che ha marcato nuovi territori del piacere e marchiato d'idiozia nevrotica la morale. Beati i vivi godenti a quei tempi! Nel giro di un cinquantennio al massimo, (dalla seconda metà dell' '800), tutto è rientrato nella subnormalità della tiritera s/faccendiera giornaliera, grazie alle carceri e ai manicomi declinati nelle più fantasiose forme. Oggi che sono qui e che scrivo, dopo svariati tentativi maldestri di ricucire il presente e il passato per conservare la memoria e renderla di nuovo agente attivo in questa stramaledetta società, ritorno senza coda al cucciolo che gioca con la propria coda... mi sento un Davide ingrassato che brandisce minaccioso la propria fionda contro un Golia infarcito di testate nucleari. E' la storia che si ripete - dico dentro di me - e penso per associazioni mentali a quell'unica lettura che mi tranquillizza per la sua onestà: al "Chuang-Tzu" di 4 secoli prima che il nostro Signore posasse il suo sacro culo sulla testa delle nostre anime per raddrizzarci i torti. Penso alla storiella popolare raccontata da questo eremita delle foreste: l'orgogliosa mantide religiosa alzò le sue zampette per frenare il carro, rimanendone spiaccicata. E così, con la mantide divido la medesima sorte: il pittore spiaccicato senza riscontri, fuor d'epoca e dal mondo senza nemmanco lo sputo di un vitalizio che non si negava allo sfortunato Van Gogh. Tritato dal carrozzone del benessere modaiolo, dogmatico, imputtanito.
Paolo Dolzan

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello quanto traumatico, alzarsi la mattina, guardarsi allo specchio e non mentire a se stessi!

Niente di nuovo sul fronte occidentale scriverebbe Erich Maria Remarque….

Odio la frase di Oscar Wilde «Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.» quindi bravo P. Dolzan !

Baci

progvolution ha detto...

Post molto interessante. Condivido. Aggiungo solo che ci troviamo ad affrontare un progresso senza evoluzione, una truffa insomma
Sussurri obliqui

Ishtar ha detto...

Mi piace questo ragionamento semplice senza fronzoli o paroloni inutili che centra un punto fondamentale quel progresso di cui tanto si sono ingrassate le tasce i politici e non propinandocela come la parola magica pere il benessere altro non è stato che un modo di spartirsi le ricchezze fra i soliti pochi lasciando sempre più poveri i poveri!
Ciao

Dolzan ha detto...

I politici sono una faccia del potere, il potere è il verso escrementizio dell'anima umana ammalata della volontà d potenza. La minoranza rincorre il potere e la maggioranza della gente, etichettata con il termine popolo, ama esserne soggiogata e qualunquare vittimevolmente. Non vuole pensa perchè non vuole esistere e, sopèrattutto, perchè costa fatica. Potesse, per si ricacerebbe a forza nella tana della propria madre seguendo il consiglio del buon vecchio Sileno che ebbe a dire a Mida, circa le verità e le soluzioni convenienti della vita: la cosa migliore è non essere niente, la seconda, morire giovani. Ma la filosofia, sublime in quanto crea domande sapendo bene che le risposte non esistono, oggi è una pratica desueta.