lunedì 14 luglio 2008

Isiman jek sunò

Ecco la 2° parte dell’intervista a N., il ragazzo rom incontrato per le “Voci dal Sottoscala”. Dicevamo dei matrimoni combinati, spada di Damocle per i giovani rom. E delle “indagini” condotte dai parenti per conoscere la famiglia della sposa desiderata. N.:.. ‘Chi è quella lì? Chi è il padre? Lo conosci? Puoi mettere una buona parola?’ - ci si rivolge a un mediatore, che fa la proposta “cifrata” al padre della ragazza: ‘Ti va di andare a bere un caffè? Lo accetti volentieri?’ - che introduce una richiesta di matrimonio per la figlia. Mi immagino i due al bar invece… N.: No! La formula del caffè serve per andare a casa e rivedere la ragazza.. un conto è vederla vestita e truccata alla festa, un altro a casa, quando serve il caffè. A volte ti passa davanti e non la riconosci neanche! Comunque l’importante è che il padre sia benestante, tranquillo, carismatico: da noi dicono che se il padre è intelligente anche i figli lo sono.
DC: Per via della tradizione orale di generazione in generazione? Ma ci sono interessi economici in questi matrimoni? N.: Sì, e mica sono cifrette! Mia nonna mesi fa aveva trovato una donzella per me, alla bellezza di 40.000€! i miei nonni li avrebbero versati al padre della sposa, ma li ho mandati a quel paese! Loro e i loro soldi. Hanno provato in tutte le maniere, da quando avevo 16 anni ogni 3 mesi mi propongono una sposa. Mia nonna ha avuto 15 figli, noi siamo in 7, io sono il primogenito, e se non si sposa il più grande, nemmeno gli altri non possono. DC: Questione affascinante e arcaica, quella dei matrimoni combinati…. N.: Sì. L’oro, lo sfoggio delle ricchezze nei matrimoni è fondamentale. Nelle feste si riflette il pensiero dei genitori “voglio che mia figlia abbia il meglio”, la competizione tra famiglie. Una volta gli sposi non si vedevano fino al matrimonio, ora sì, ma le loro opinioni comunque non contano. È una questione di onore. DC: Ma possono separarsi? N.: Tendenzialmente è molto difficile. Ma se la sposa disobbedisce, c’è una cerimonia in cui si fanno incontrare le parti per trovare un accordo. Non ci sono leggi scritte, tutti si basa su codici orali. Per esempio, come figlio primogenito io dovrei decidere del matrimonio combinato dei miei fratelli e sorelle, ma gli ho detto che mi astengo: come posso decidere per loro? Ho segnato il passo, anche i miei fratelli e sorelle hanno resistito al matrimonio combinato, ma credo che se venisse qualcuno a chiedere la mano delle mie sorelle, loro adesso cederebbero. Magari un vedovo, che chiude un occhio e si accontenta di una di 23 anni.
DC: E il rapporto fuori dal campo, fuori dal clan com’è? N.: Non tutti sanno che sono rom, ho paura di essere rifiutato, anche se a me non è mai capitato. Le persone intelligenti capiscono. Ma a un mio amico rom a un colloquio di lavoro il direttore dell’azienda, quando è venuto fuori che era rom, gli ha detto “purtroppo noi questa minoranza non l’accettiamo, lì c’è la porta!’ DC: Scusa, ma è legale?? Non poteva mica fare una cosa del genere! N.: No, ma lui come direttore può dare tutte le giustificazioni che vuole, e come fai a dimostrare che gli ha risposto così? Prima che illegale, non è giusto eticamente. Comunque di solito i rom non hanno amici non rom. I genitori sono molto severi, e non vogliono che i figli escano e “si integrino”. Hanno paura che si innamorino, sposino una ragazza italiana e scardinino i meccanismi del clan. DC: Proprio come dei genitori italiani “avrebbero paura” se una figlia sposasse un rom. È incredibile! Hanno le stesse paure! N.: Sì, ma non si affrontano né confrontano. E non sanno cosa si perdono! Non c’è nulla di più bello che conoscere altri popoli e altre culture.
DC: Vorrei chiederti di un altro luogo comune: zingare con poteri magici, che ti leggono la mano o ti lanciano una maledizione….. N.: Sì, ci sono. Da noi quando nasce un bimbo gli mettono una pietra blu nei capelli, o lo vestono di blu, contro una specie di malocchio. Poi ci sono delle regole: non deve uscire di notte, non deve attraversare strade sporche… Porta sfortuna. Da noi si dice “OGREI SARDÀ” quando un bambino è passato in un posto che porta sfortuna o lo fa piangere. Per le pratiche magiche si va da una donna anziana. Per esempio, c’è una pratica per togliere il malocchio dove ti mette sulla testa della cenere di legna sciolta in acqua. A volte funziona. Ma non so se è vero o se ci prendono per culo. DC: E dimmi, qual è l’immagine (media) di un italiano visto dai rom? N.: Sono visti male: gente inquadrata. Casa/lavoro/famiglie il meno numerose possibile. Le donne sono viste come suore o zitelle. Siete “GAGI”, che significa “non rom”. DC: Che ha un’accezione negativa… Vuoi aggiungere qualcosa? N.: Voglio abbattere il muro, o almeno contribuire. Anche per questo faccio il mediatore culturale nelle scuole: provo a “accendere qualche lampadina”. Credo che il cambiamento possa venire solo dai giovani. I vecchi sono troppo orgogliosi. Dicono ‘perché devo cambiare io per lui?’ e si chiudono. È vero che fra i rom c’è tantissima delinquenza, che personalmente condanno, ma ci sono anche esempi positivi. Io cerco di essere un modello, anche per i miei fratelli. Secondo me la salita è lunghissima, e non so chi arriverà in cima, ma bisogna provare. Ci vorranno secoli per cambiare le cose. Spesso, però, bastano incontri banali, quotidiani, anche al supermercato. Non bastano invece – (e a volte non servono) - grandi eventi organizzati da grosse istituzioni. Isiman jek sunò significa 'I have a dream' - ho un sogno, in romanesc

11 commenti:

Fabioletterario ha detto...

Se molti di più possedessero quel sogno...!

duhangst ha detto...

Quoto Fabioletterario.
E' una gran persona quella che hai intervistato.

fabio r. ha detto...

bellissima testimonianza. complimenti a te (ed a loro per la cultura millenaria e la dignità..)

P.S. hai notato che la parola per estraneo, non rom (ovvero barbaro..)GAGI assomiglia moltissimo a "Gaijin" in giapponese (con lo stesso significato) ??

SCHIAVI O LIBERI ha detto...

Bella intervista. Personalmente sono contrario sia ai matrimoni combinati, che alle questioni di onore.Almeno la possibilità di amare chi si vuole, dovrebbe essere libera...

il Russo ha detto...

Ecco cinque minuti della mia giornata spesi bene, grazie Donna Cannone per avermi fatto evadere dallo schifo quotidiano con questo bel pezzo!

silvano ha detto...

Quoto il russo e ti ringrazio DC. In quell'intervista hai affrontato un tema difficilissimo. Identità culturale ed integrazione. Il problema sta lì. Da una parte per quei giovani che subicono una società tradizionale, la follia, per noi, dei matrimoni combinati, ho una gran solidarietà. Sembra leggendo di rivedere la società contadina italiana del primo novecento. Dall'altra parte ho una sensazione di catastrofe imminente, un cultricidio che si sta consumando sotto i nostri occhi, storicamente in sincrono cone le nostre vite. L'integrazione, che avverrà, tempo una o due generazioni, e modelli culturali vecchi di secoli, relazioni sociali che si perdono nella notte dei tempi, che si dissolveranno inevitabilmente. Questa cosa mi commuove, mi mette dentro una grande nostalgia combinata con la felicità per i singoli ragazzi che potranno autodeterminarsi. La storia si è messa in moto anche per i rom. Speriamo porti loro bene.
Brava e grazie ancora DC.

Anonimo ha detto...

quando una società è moribonda si attacca alla propria identità, si riscopre il localismo,il nazionalismo,il patriottismo becero e la razza.
In realtà esistono popoli che noi consideriamo moralmente esecrabili,i quali hanno forza vitale rabbiosa e non pacificata che gli permetterà di sopravvivere a qualsivoglia impronta digitale.Le società finiscono,scompaiono e nascono altri tipi di "mondi"
Mentre mostriamo arrogantemente i muscoli contro i + deboli,non ci rendiamo conto che stiamo andando verso la nostra fine,non la loro.
Meglio così, non riusciamo nemmeno a dare un cattivo esempio!

ps:ho avuto modo di confrontarmi con i rom,sono gente assolutamente diversa da un italiano medio,per questo assolutamente affascinanti.Nel bene e nel male

Crocco1830 ha detto...

Bella intervista, bel post. Solo avrei provato ad approfondire i motivi che stanno dietro ad una certa chiusura culturale da parte degli anziani.
Provo a fare una supposizione: l'aggressione continua alla cultura rom, il tentativo di sterminio, la richiesta di integrazione (o meglio inclusione) forzata, credo possa portare ad un atteggiamento di difesa. Questa concetto credo valga per i rom, come per qualsiasi altra cultura.

Damiano Aliprandi ha detto...

Ho letto l'intervista, si vede che non è di parte come di solito le fanno i giornalisti, Una bella e vera intervista.

Io cocncordo in pieno con il commento sopra il mio, quello di crocco.

Anonimo ha detto...

Con l'attuale situazione, la gente si scandalizza perfino se metti un disco di goran bregovic.
Cattiverio

Anonimo ha detto...

messaggio che non c'entra niente ma sono le regole: forse lo sai già o forse no, comunque sei stata nominata.