lunedì 31 marzo 2008
GLI ONORARI DEGLI ONOREVOLI
venerdì 28 marzo 2008
Rimozione forzata
Pannoloni della libertà
Rapinati della pensione. Impauriti. Alienati. Fuori tempo nella tecnologia.
Alcuni attraversano la strada tremolanti, ignari del rosso e delle strisce. Oppure imboccano le rotatorie contromano.
Nei paesi di montagna li vedi passeggiare nei viottoli; avvolte in scuri scialli le donne, i piedi fasciati in ciabatte di lana cotta, gli uomini.
E poi li invidi anche, quando al bar del paese si godono le rondini e il primo sole.
Incontinenti e felici
Sorretti da impunita tracotanza – (mai demodé) – arroganti in doppiopetto, attorniati da pin-up e portaborse. Sono gli ultrasettantenni e ottuagenari impomatati politici che si alternano al timone del Paese. Sul palco o dietro le quinte, dove meglio si cela il capello coltivato in laboratorio, la pancera e il rigonfiamento del pannolone.
and younger generations were totally infantilised. Somehow, they were always too young to climb high or to reach responsible positions. These eternal children could not even hope for an
apartment of their own. Instead, they would grow up and have their own children in their parents’ apartment, never even being able to break out of the circle of power within the family.
The other side of this coin was lack of responsibility, for no one
demanded or expected it of us. If something in society wet wrong,
a father figure was expected to deal with it, not a son.
The ultimate result was a kind of bargain: give us a taste of freedom,
(the chance to travel to the West, good clothes, books and records)
and we won’t make any problems for you.
We won’t ask unpleasant questions”.
Più mutande per tutti
Al di là dello specchio, un Paese di (finti) eterni giovani. Spesso complessati. A 30 anni si sparano botox nelle tempie e spendono decine di euro per le mutande di Cavalli, veicolo di accettazione sociale.
Per noi tutto è ritardato di 10 anni: l’età media dei laureati →→ l’età in cui si inizia a lavorare (il praticantato dura fino a 32 anni) →→ l’età del matrimonio →→ della genitorialità →→ e, conseguentemente, l’età pensionabile.
Ovviamente, pure quella cimiteriale, verso cui scivoliamo ingabbiati in contratti co.co.pro. e mutui capestro, ché lo stipendio medio non serve per comprare casa. Anche se è un bene primario, fin da quando abitavamo caverne bio ed eco-sostenibili.
Ancora una volta, il mio pensiero pesante va a Orwell, che tutto vide e tutto scrisse: nulla di ciò è casuale.
La nazione impoverita, affamata, deresponsabilizzata, viziata di giocattoli tecnologici e agitata da pruriti sessuali massmediatici si manovra senza sforzo: siamo un surrogato del trenino natalizio, che tanto piace agli arzilli nonnini al governo.
giovedì 27 marzo 2008
Settimo: non banalizzare
La pillola 486 permette di abortire a poche settimane dal concepimento, quando l’embrione misura solo dai 2 agli 8 millimetri: un insieme di cellule, non un corpo.
Non solo il Trentino, certamente. C’è mezza Italia che preferisce il raschiamento o che non vede l’ora di partorire e, se del caso, di farlo con dolore, come da antico testamento. Perché non è il caso di dimenticare che il partito che offre a Pezzotta l’occasione di aggiungere all’elenco dei suoi epiteti quello di presidente, si definisce cattolico.
Ispirazione che da Cuffaro in poi nessuno discute.
Se decidessimo di strappare una parte di noi, di rinunciare ad essere genitori, di sottrarre una creatura, magari malata, ad anni di spasimi, sarà dunque della nostra banalità che dovremo dolerci, dal confessore.
Rileggeremo la Bibbia. Pare che di Dolce e Gabbana siano firmate le tuniche dei Cherubini più vezzosi e meritevoli, nell’alto dei Cieli.
Facce e martello
Ora, dopo un diluvio di slogan un altro manifesto ci ha soggiogati.
Ecco finalmente un candidato che ha l’ironia tra i suoi pregi, quando non l’arguzia. Un modo di guardare alla vita come in controluce: Groucho Marx.
Sebbene con il nome di Agostino Catalano, il celebre attore che sorride sotto i baffoni con aria impertinente non si è voluto smentire e ha inteso onorare il suo cognome gareggiando nelle file della sinistra arcobaleno.
“Non dimentico mai una faccia, ma nel suo caso farò un’eccezione” disse una volta l’aspirante senatore. Speriamo gli elettori non facciano lo stesso.
PRO FONDI
Da questi pochi interrogativi avrete capito che chi scrive è stato un piccolo minatore. Uno che finiva l’estate abbronzato dal naso alla tempia e a settembre veniva estratto dal suo cratere quando già progettava cunicoli sotto le dune.
Meglio i costruttori? Mai. Di certo ogni complimento del bagnino lusinga più dell’Infinito scandito da un gobbo con la tosse. Ma chi edifica castelli sappiamo che fine fa. A 16 anni ha un tatuaggio, a 17 la moto, a 22 la laurea, a 28 l’ufficio, a 30 si fa la segretaria, a 32 le lampade.
Noi speleologi siamo pallidi, ignoranti e solitari. Come sempre. Tutte le bambine si fermano a rimirare un castello, dalle buche invece le mamme raccomandano di stare alla larga. Ora lo stesso: rimaniamo sinistri, limacciosi come il fondo del nostro pozzo quando tra la noia di tutti annunciavamo di aver trovato l’acqua.
Scavare è un bisogno di evasione: verso l’altra parte della terra, a costo di bucare la cartina geografica e spuntare sulla pagina del sussidiari; o della Divina Commedia. Perché Dante sbuca a “rimirar le stelle”, ma passando per il centro della terra, mica per lo stabilimento Miramare.
Chi tra le melanzane condite di creme abbronzanti sta a suo agio resti pure sul bagnasciuga, a limare guglie per le pupe. Evanescenti come loro.
In “così parlò Bellavista” De Crescenzo rispondeva all’alternativa di Eric Fromm scegliendo un compromesso: un po’ essere e un po’ avere.
No, la mediocrità no.
Tra una bellezza vuota e una orrenda profondità piuttosto il peggio: una turpe superficialità.
Luca De Feo
martedì 25 marzo 2008
Deep or biuti?
Costantino
di Maria de Filippi o Giacomo Leopardi?Amanti del bello o della profondità? Stavolta vogliamo scandagliare il vostro animo (e presto pure il litorale, volendo) per conoscervi meglio.
Chi paga i gerani
I tralicci saltavano in aria, qualche volta i militari italiani con loro, su ordinazione.
L’indipendentismo era retribuito.
Ciò fino agli anni ’70; al termine dei quali non a caso l’Alto Adige ha ottenuto uno status privilegiato che le lascia quasi tutto l’introito delle imposte senza in pratica il dovere di contribuire alle spese della nazione, che a quel punto diventa poco meno di una sua colonia.
Eppure l’Alto Adige gode per così dire di una buona stampa. Chi avanza l’opportunità di ridimensionare le autonomie speciali deve fronteggiarne l’esempio e le cartoline, argomento di chi mostra come nel suo caso le risorse sarebbero gestite con criterio e l’autonomia avrebbe portato sviluppo e concordia.
L’obiezione non regge: che un ladro gestisca bene i miei soldi non mi consola.
C’è poi da considerare che le autonomie non sono tutte uguali, quella dell’Alto Adige oltre che con l’Austria confina col parassitismo. Un caso diverso dagli altri, non per nulla è solo l’Alto Adige che si chiama Südtirol finanche nella costituzione, dove di Sardinia ad esempio non si parla.
L’Alto Adige, ma anche il Trentino, senza le sovvenzioni sarebbe una Matera qualsiasi, ma meno fertile, senza sole né mare né cultura.
Un cumulo di neve, artificiale.
Il paradosso è che i turisti del resto dello stivale – le altre 101 trascurabili province - visitano le Dolomiti come andassero in Svizzera, a bocca aperta cioè, ignorando che tutto quel lindore è a spese loro.
In tempi in cui dal Kosovo al Tibet si auspicano soluzioni che prendono l’Alto Adige ad esempio proponiamo che come in passato qui i tedeschi, anche lì a finanziare i gerani alle finestre e le baite tirate a lucido, se proprio le vogliono, ci pensino i confinanti.
Anni Zero
Cosa resterà di questi anni ’80 cantava – sembra ieri – Raf.
È quasi l’ora di chiederselo per il decennio che volge al termine.
Che la risposta richieda un minimo di riflessione si capisce già dal non sapere come chiamarlo un decennio che apre il secolo. Anni zero?
Zero come il ground delle Twin Towers, guarda caso. È forse dopo la loro demolizione in effetti che inizia la nostra era. Quella degli Usa a caccia di Bin Laden dove non t’aspetti: da Bagdad a Guantanamo. Ma anche l’era della Cina, dell’India, del Brasile che crescono senza bisogno di sparare. Tutto a spese anche nostre, dell’Europa, con il petrolio che sale e le fabbriche che chiudono, soppiantate dal made in altrove.
Quasi dieci anni fa Clinton bombardava stracci di Jugoslavia, ma si adoperava per una pace tra Arafat e Israele. Oggi Bush scende da cavallo più o meno come chi rompe e scappa senza tenersi i cocci.
E in Italia? La precarietà è diventata la regola, la gente si chiude nei centri commerciali, o altra ne rinchiude nei centri di permanenza temporanea, lager per chi lo shopping non può permetterselo.
Il resto, Madonna, il rap, gli occhiali a specchio, i film dei Vanzina, Parmalat, i brigatisti e Berlusconi, sembrano repliche dei decenni precedenti. Forse in fondo abbiamo trascorso anni sotto un rifugio, come ignorando cosa accadesse in superficie, continuando a canticchiare le canzoni di quando eravamo giovani, distraendoci ma non del tutto col grande fratello e la Nazionale di calcio.
Senza dimenticare mai la Sars, gli attentati, i comunisti, i licenziamenti, lo tsunami. Tante, troppe minacce, per forza che poi l’AIDS passa di moda.
E internet dove lo metti? Ora arriva anche a Cuba, e negli anni ’90 era solo agli inizi.
Allora gonfiò la bolla della borsa, dopo il luglio 2001 ha dato una mano a chi cercava testimonianze sui fatti di Genova del G8.
Il primo sangue del secolo, che annunciava che non solo un altro mondo ma anche questo diventava sempre meno possibile.
domenica 23 marzo 2008
IL VOTO UTILISSIMO, CHE NON SERVE
Ciò che provano a fare quei politici che oggi suggeriscono il cosiddetto “voto utile” è più o meno lo stesso. Il mio partito è forte ma in competizione con uno altrettanto forte della parte avversa, per farlo prevalere date il vostro voto a me, piuttosto che a uno magari più vicino alle vostre idee ma piccolo, ininfluente.
Come chiedere all’oste com’è il vino. Una mistificazione di questo genere, un sollecitare all’omologazione, a portare fisicamente il cervello all’ammasso ci induce a ripete una domanda che facevamo spesso e volentieri da piccoli, nel nostro periodo di irriverenza, a preti, genitori e maestre: ma chi l’ha detto?
Chi l’ha detto che il mio partito è piccolo?
Intanto votiamo, e con pari spazi e dignità per tutti. E poi vedremo che i voti – come diceva Enrico Cuccia, che di banche se ne intendeva – oltre a contarsi, si pesano.
Poldino
Auguri
Seguono giorni e notte imbronciate.
Il danno naturalmente non è lo stesso per tutti. È minimo ad esempio per gli interisti, cui di questi tempi qualche pausa del campionato non nuoce, ferma restando la sacralità del rito della domenica.
Ma gli ebrei festeggiano il sabato, i musulmani il venerdì. In quei momenti la situazione si rovescia,e tutti sappiamo che godere mentre i presenti sbadigliano induce a ricomporsi, a tirare su la lampo e a fumare nervosamente.
In un modo o nell’altro le feste, se comandate, stonano. Tutti vorremmo festeggiare quando ci pare. Meglio a spasso un giovedì di novembre, piuttosto della ruggine sugli ombrelloni a ferragosto.
Che fare allora?
Sottrarre il destino allo scadenziario della fede e affidarlo al caso.
Mi spiego. Mettere in conto ogni anno poniamo dieci giorni di festa e sorteggiare in che date farli cadere. Le date sarebbero ovviamente tenute segrete dal Ministero delle feste e comunicate solo nella loro imminenza. Potrebbe capitare di alzarsi alle 6 per vivere la solita giornataccia di travagli, trascinarsi in cucina, accendere la radio e scoprire che – Urrà – oggi si va tutti al mare.
Poi, se proprio ci tenete, il panettone portatelo voi.
Buon giorno qualsiasi.
Luca De Feo
EXIT POLL (ovvero l’uscita d’emergenza del pollaio)
I nostri – i vostri – risultati ci dicono che Boselli evidentemente non riesce a farsi odiare. È un buon segno? Chissà.
Dimenticavamo: qualcuno si è lamentato, non c’è Veltroni, dice. Aguzza meglio la vista, fratello, è il vuoto tra una riga e l’altra.
(Ora che ci penso non si è lamentato nessuno).
venerdì 21 marzo 2008
Ce li siamo accapparrati!!!
giovedì 20 marzo 2008
commossa condivisione
Messaggio della Madonna di Medjugorie del 18 marzo 2008
Cari figli, oggi tendo le mie braccia verso di voi. Non abbiate paura di accoglierle. Esse vi vogliono dare amore, pace e aiutarvi nella salvezza. E per questo, figli miei, accoglietele. Riempite il mio cuore di felicità e io vi guiderò verso la santità. La strada sulla quale io vi guido è difficile, piena di prove e di cadute. Io sarò con voi e le mie braccia vi sosterranno. Siate perseveranti affinché alla fine del cammino tutti insieme, nella gioia e nell’amore, potremo tenerci per le mani di mio Figlio. Venite con me, non abbiate paura. Vi ringrazio.
La legge è uguale per tutti
C’è sempre uno dei tre che scandisce ad alta voce la chiosa di un articolo sul giornale preso dal frigo dei gelati: IL COLPEVOLE ERA USCITO DAL CARCERE GRAZIE ALL’INDULTO.
Sul frigo dei gelati o sui banchi di Montecitorio prima o poi ci vorrebbe qualche copia della Costituzione. Strano davvero che tanti fanatici della legalità ignorino che la pena deve essere improntata all’umanità, che deve tendere al recupero, per legge.
Thanatos libera tutti
6 febbraio, 7 marzo 07, 12 aprile 2007.
11 marzo, 18 marzo 2008.
Madri. Padri. Figlie. Mariti. Amici.
Fuori di testa, ignoranti o un po’ coglioni?
Piccole. Grandi. Magre o grasse?
Forse bionde?
Ignoti al mondo o politicizzati?
….. Sto rovistando fra le pietre tombali che hanno segnato la mia vita dal 2007.
Sto cercando un tratto comune. Che mi dica, che mi spieghi.
Come ogni giorno, la risacca della morte ha attraversato la città. Ieri si è portata U.
Guido nel sole, risalendo strade che si ritingono di verde, e non riesco a credere che non vedrà più il cielo, l’erba, le montagne, il traffico di questa città atrofizzata.
Blind date per venerdì?
Accoccolata in posizione fetale, ieri notte ho stretto al petto le ginocchia sotto le coperte.
Come faccio a sapere se domani tocca a me? E venerdì? O forse sabato?
Come faccio a programmare?
Come faccio a sopravvivere?
Ogni tanto mi ricordo di guardarla in faccia.
E questa sera, glorificando una vita goduta pienamente, l’ho smascherata:
La paura della morte è persino banale. Deriva dal non saperne NULLA.
Cosa ci succede. Quando. Perché. Come. Dove.
Se c’è qualcosa dopo, o niente.
La paura paralizza, dunque per quella che sembrerebbe una folle genialità - diabolica o divina – ma comunque involontaria, la mente umana dimentica. Tutti i giorni.
Taglia le domande come unghie la mattina. (Vivere è incoscienza).
Le stordisce con la birra e una scopata la sera. (Dimenticarsi di morire).
Un giorno morirò. Intorno a me, che cosa cambierà? Chi continuerà il mio blog? Che ci si fa con i blog dei morti? Rimangono sospesi nel web? Chi glielo dice a Google di spegnerli?
Loro lo sanno, adesso, e non scalpitano più.
Quando morì, chiesi alla mia nonna di venirmi a dire se c’era qualcosa dopo la morte. Non è mai arrivata. Qualche volta mi sono detta che forse aveva altra gente da avvisare. Però lo so che mi voleva bene, quindi a quest’ora sarebbe dovuta arrivare pure da me. Quindi forse non è colpa sua, magari l’hanno trattenuta. Lei lo sa che ci tenevo.
Che fare, dunque? Abituiamoci all’idea, guardiamola in faccia e facciamo i patti:
Sempre meglio che continuare, dopo migliaia di anni, a raccontarci fregnacce e strumentalizzare le paure.
mercoledì 19 marzo 2008
martedì 18 marzo 2008
Manuale del blogger e del cyberdissidente
domenica 16 marzo 2008
Il candidato per cui non votereste mai
Stanchi dei sondaggi e delle trasmissioni che prima li drogano e poi li citano, questo blog lancia la prima di una serie di iniziative collegate.
La prima si chiama: Onorevole Tafazzi, ovvero “piuttosto una martellata sui cocomeri”.
Per rispondere ai tanti indecisi e stanare gli ancor di più che come ideologia hanno il credo “sono tutti uguali” neanche votassero in Giappone, proponiamo un sistema di rilevazione che va per esclusione. Come in certe gare di ciclismo in cui ad ogni giro si elimina l’ultimo arrivato, vi chiediamo di indicare non la vostra preferenza ma il contrario: il candidato per cui proprio non votereste mai. (Non barate: è possibile dare un solo voto.)
sabato 15 marzo 2008
La morte nell’accappatoio
Varco questa giornata di tiepido sole con tutta la corpulenta pesantezza del mio essere su toni cimiteriali che come mosconi mi ronzano in testa da settimane…
Risorta dal tumulo del mio ufficio sepolcrale, i pensieri corrono a sfracellarsi sulla tastiera.
L’esasperata esaltazione del corpo – giovane e sodo – e del suo commercio, e l’esasperazione della morte violenta sono i modi più comuni per parlarci di morte.
Ieri sera Radio Rai ha mandato in onda un tal monsignore in celebrazione della pasqua, che si vede e si sente, gesù è sempre con noi, quindi tanti auguri miei cari, mi raccomando le palme domenica, e, subito dopo, lo spot cinematografico dell’imperdibile apoteosi di cattiveria “Onora il padre e la madre”.
Succulento canederlo di sentimenti contrastanti, questo piccolo, etereo episodio ci inchioda ai mortiferi estremi fra cui ci dibattiamo: paternalistica e consolatoria rassicurazione religiosa, con fruizione del funerale come rito sociale catartico esorcizzante che allontana da sé le domande e le paure, liquidandole in mantra spesso incomprensibili ma dall’effetto balsamico, in cui demandiamo a un “funzionario” la responsabilità di decretare il senso di una vita e di una morte.
Oppure laica e disperante violenza sui corpi, stremati dallo spinning e maciullati da pirati della strada e da ex coniugi, o minacciati dai terroristi.
Gli stridenti comportamenti della nostra società evocano un essere bicefalo prigioniero di se stesso, che ininterrottamente chiede aiuto: un essere infantile e schizoide, incapace di riflettere su se stesso, astrarre ed elaborare la realtà, gestire i propri impulsi e, dunque, destinato a non crescere e non maturare. Come inesperti Pollicino, persa la strada sfariniamo saggezza lungo i secoli, ma la tecnologia che stringiamo in mano non rammenda il sacchetto della farina.
L’I-pod non fornisce risposte esoteriche.
Ammiro L. De Marchi (http://www.luigidemarchi.it/) e il suo racconto del timore della morte. Con semplicità e senza ipocrisia disvela il balzello notturno del cuore nell’agonia febbricitante dell’insonnia – il momento in cui seppur stremati, rifuggiamo dall’addormentarci per paura di morire, convinti che il prossimo battito del cuore sarà l’ultimo.
Con lui, non essendo in grado di offrire filosofie orientali, (che paiono suggerire alle inquietudini spirituali uno spettro più ampio di scelte), guardo avanti e propongo di districarci fra le famigliari, soffocanti, ramaglie mortifere.
Prima che il rigor mortis ci raggeli il sorriso, sfogliamo crisantemi virtuali.
PS: il 2 febbraio a Londra si è tenuto l’affascinante “Dying Workshop”, organizzato dal Natural Death Centre.
Nei recessi di ognuno si celano queste paure. Non ho pretesa di esorcizzarle, ma senz’altro vi invito a raccontarle (anche in forma anonima, o privata, scrivendomi un’e-mail), se riterrete di farlo.
Nell’attesa della vostra venuta, un po’ alleggerita della mia pesantezza dell’essere – e soprattutto del NON essere -, estremamente vi saluto.
La Donna Cannone
Trentinario R.I.P
prematuramente defunto.
Lunga vita ai suoi contributors,
che tanto abbiamo ammirato.
In particolare LdF
con i suoi esilaranti, acidi, corrosivi decaloghi
e Spartaco
con le lucide e affascinanti seduzioni
letterarie e cronachistiche.
Culla della Donna Cannone,
che smaniosa di
emancipazione trasferì sulle 2 piazze
le corpulente membra.
Ehi sexy lady
In qualsiasi provincia troviamo quotidiani e riviste il cui bilancio dipende, in tanta parte, da annunci del genere.
Donne du du du, smutandiamo i milionari?
- Sposare un milionario
- Approdare a Naked News
- Prostituirsi la 4° settimana del mese (cronaca locale)
Sono 3 notizie di oggi le cui protagoniste sono donne. Molte sono studentesse o laureate. Grazie ai miei canali informativi privilegiati (Radio DJ), aspettavo da un po’ l’approdo di Naked News sui nostri teleschermi. E finalmente, dunque, posso dar sfogo al mio compatimento delle giovani sciocche che hanno raccontato ai vari tg di aver fatto una scelta “alternativa” “diversa” “libera”, nel partecipare al casting.
Da anni constato la stupidità di molte donne. Smaniose di apparire e posare più o meno svestite; le osservo - ignare di essere aggiogate a una società maschilista il cui sguardo lubrico le inchioda in tanga allo schermo o a un cartellone pubblicitario; l’approvazione sessuale maschile diventa per loro forma di accettazione. Trovo SUBLIME che tale “accettazione” (o riconoscimento) maschile le renda altezzose, (facendole sentire persino superiori ad altre donne).
Poiché arrabbiarmi mi guasta la digestione, contemplo il rinnovato sfascio del Paese; sculettando continuerò ad attraversare logiche maschiliste, sfracellandole con il sorriso e l’aria ingenua di un’eroina di Liala…. Che ne dite della mia bozza di annuncio?
L’affascinante Donna Cannone, fotomodella laureata per hobby, disponendo tempo libero, valuta offerte di collaborazione e/o servizi.
venerdì 14 marzo 2008
Presidenti operai
giovedì 13 marzo 2008
Asia....
Il ping pong nel futuro del turismo trentino.
Come in un torneo di ping pong, invece, 3 dirigenti di aziende turistiche di grosse zone sciistiche locali hanno scantonato, rimbalzandosi la palla dell’invito a presenziare come relatori. Hanno ritenuto che non fosse il caso di esporsi manifestando in pubblico le ragioni di chi sostiene e ripropone uno sviluppo tradizionale – spesso tradotto in colate di cemento, tonnellate di neve artificiale e scaltri impianti di risalita, alberghi sulle piste et similia.
Se ci rinfranca sapere che un potenziale 30% di mercato turistico è interessato alle offerte “eco-sostenibili” (e dunque essere competitivi significherà, nel medio periodo, soddisfarne le richieste), con malizia leggiamo fra le righe delle future brochure, che relax, silenzio, passeggiate, contemplazione della natura “sfruttano” il malessere diffuso nella nostra società – dallo stress lavorativo al caos e all’inquinamento di vario genere.
Ascoltare la proposta di attraversare le Alpi con vari mezzi eco-compatibili – dagli scarponi alla funivia, dalla bicicletta al treno, avendo ancora negli occhi le immagini di “Biutiful cauntri” ci fa concludere, però, che per tanta parte della penisola una semplice malga in un prato fiorito sotto le pendici alpine possa accattivare come un Eden novelli Adamo fuori provincia.
GT: il Grande Trentino
L’arte però va avanti, si evolve. Sarà allora il caso di aggiornare il padiglione trentino in un prossimo expò e al posto di spauracchi montare la foto di un albergatore della Val Rendena con annessa locandina che ne spieghi le gesta, altrimenti destinate a restare confinate sulla cronaca di questi giorni.
L’uomo, non per niente un imprenditore, un uomo del fare, uno di quelli che rischiano ma che portano avanti la nazione e la nostra provincia, decide di investire 80.000 euro, probabilmente una piccola frazione del suo incasso in nero annuo. Per ammodernare i locali?
Macchè, sennò che imprenditore sarebbe?
Lui l’affare lo vede in TV: entrare nella casa, quella per antonomasia, partecipare al Grande Fratello.
Naturalmente, da bravo imprenditore, il nostro albergatore però sa come vanno certe cose, sa cioè che bisogna violare la legge, e non si fa scrupoli, se no farebbe un altro lavoro. Gli 80.000 di cui sopra li versa così ad un millantatore che gli assicura il coronamento del suo sogno: spulciarsi su un divano davanti alle telecamere; probabilmente solo una variante più spossante della sua ordinaria attività di gestione della fatica altrui.
Come mai tutti dicono che a portare avanti l’Italia sono gli imprenditori e poi ci accorgiamo che siamo sull’orlo del baratro? Lo capiamo da questi 80.000 euro persi e dal modo escogitato per recuperarli. Il nostro eroe della Val Rendena, uomo di concetto, anche in questo caso piuttosto che lavorare preferisce fare da manager, come dicono i biglietti da visita del popolo delle partite IVA. Assolda quindi due calabresi e li incarica di estorcere il mal tolto al millantatore, il quale però a questo punto denuncia i due e il loro mandante.
Come si vede, i motivi per un ritratto in bronzo dell’aspirante Taricone ci sono tutti. Il caso è rappresentativo: il trentino abbindolato dalla TV e da qualunque cosa appena metta il naso fuori dalla sua oasi autonoma, ricco, che esalta il lavoro e l’onestà salvo noleggiare i terroni di turno, interdetto all’onestà e al ragionamento prima, durante e dopo.
by Poldino
mercoledì 12 marzo 2008
Eroi, santi e autonomisti
Le mele sono diventate una specialità, pagare per schiantarsi sulle piste una moda. Come attraversare lo stivale per fare ressa tra le bancarelle di Natale.
Qual è la stagione che meno si sopporta, o la disciplina e il paesaggio più ostili? Eppure l’Autunno Trentino è diventato un appuntamento, come il festival della montagna, e quello dell’economia.
De Gasperi, uomo di potere messo a riposo da un Fanfani qualsiasi, merita fiction e libri.
Muri sono state promossi a castello e subito cinti di guide e parcheggi. I centri storici brillano come outlet per i visitatori che assistono alle feste vigiliane credendole precedenti all’invenzione del telefonino.
D’estate intellettuali arrancano a lungo per poi stramazzare sui prati ed essere trafitti da concerti d’arpa, altri pagano la scomodità chiamandola agriturismo.
Dell’ università si vantano le pagelle dei quotidiani di casa nostra e si tacciono le graduatorie internazionali che citano la Bocconi, non Povo.
A cosa ricondurre allora questa capacità, questo votarsi all’anima del commercio vendendo anche al propria? Ad un miracolo, ovvio.
E qui andiamo sulle dolenti note. Perché il marketing ha dimenticato qualcosa: un santuario degno di questo nome. A Pietralcina quel che resta di Padre Pio muove un indotto che arricchisce tutta la provincia di Foggia e quella di Trento che fa, aspetta la manna dal cielo? O da Roma?
A Loreto, a Medjugorie, a Lourdes, a Fatima la devozione frutta e nel nord Italia a questo riguardo ancora manca un’offerta. Ma non era terra di imprenditori? Non di santi, evidentemente. Colpa della religiosità alpina, forse, per certi versi un po’ calvinista e luterana, austera.
Che fare?
La prima idea è di aprire un giornale locale e scegliere un barbone, un extracomunitario, un operaio che soccomba in questa splendida terra di opportunità e accoglienza.
Ma forse stonerebbe, l’immagine dell’orso Jurka potrebbe venirne compromessa. Meglio compiere un pellegrinaggio alle urne elettorali e continuare a lasciare (ex) voti a Santa autonomia.
martedì 11 marzo 2008
KKK? (no, è Sorrento)
lunedì 10 marzo 2008
Bella e impossibile
sabato 8 marzo 2008
A testa in giù
C’era una volta un homo di Neanderthal, che voleva rubare al suo vicino cavernicolo un bel pezzo di carne succulenta. Si acquattò dietro un cespuglio e quando il vicino passò, il Neanderthal gli diede una randellata in testa e gli fregò la carne.
Qualche tempo dopo, il Neanderthal fu attaccato da un branco di lupi, e si avvide che, suo-sgrunlt-malgrado splurt gurgl scheissgrrrrr urrrrghhh, da solo non ce la faceva a smazzularli tutti. Sicchè l’indomani, col culo a brandelli, corse dal cavernicolo che aveva randellato e gli promise - urgl oppr mano sul frfrfrfrung-cuore - che non lo avrebbe piùpiùpiùpiù randellato, se al prossimo attacco di lupi lo aiutava a smazzularli.
È un po’ così che - immagino – è nata l’esigenza di dotarsi di norme sociali, consuetudini e leggi; a tutela del singolo e poi del gruppo, fino al diritto internazionale. Al punto che oggi guardiamo ai Paesi con maggiore ordine sociale e minor tasso di criminalità (tipo Austria, Tirolo, Scandinavia) come fulgidi esempi di civilità.
La convenienza a comportarci bene (“se fai il bravo puoi andare a giocare in cortile…”), il timore della sanzione o punizione, o addirittura l’assuefazione all’obbedienza - placida e non ragionata - nel tempo possono anestetizzare lo stimolo a comportamenti rabbiosi, irrazionali, riottosi, violenti, vendicativi.
Che la cronaca nera nel nostro Paese, seppur abilmente spettacolarizzata, abbia un seguito così nutrito, mi induce a interrogarmi sui pensieri nascosti del lettore/spettatore medio.
Sospetto che in tanta curiosità si crogioli un che di morboso, uno sguardo lubrico in tralice, una scheggia di desiderio proibito: di poter mollare i freni, disobbedire, mandare affanculo, lasciar montare la rabbia come un’onda anomala, fino a menare la moglie, sgozzare la suocera e bastonareilvicinochetifregasempreilparcheggioehaancheun’auto piùbellamanonfauncazzodallamattinaallasera(mentretutifaiilmazzoancheaNtaleeSantoStefano); mandare affanculo il capo che ti schianta i maroni dalla mattina alle 8 fino alla sera alle 5 …..
Insomma, BOOM! Finalmente mollare tutto, cedere al raptus - liberatorio e barbarico - ché del doman, comunque, non v’è mai certezza.
In questo comportamento – che solitamente attribuiamo ai popoli “più involuti”, (dal terrone nostrano al negro dell’Africa), possiamo leggere la vera natura umana in tutta la sua passione.
Nel rituale sanguinolento e quasi magico, ciò che rende un uomo (o una donna) verace, spontaneo, passionale e SINCERO.
Da qui, forse, una parte del fascino morboso che suscita certa cronaca, un varco dove dar briglia sciolta a atroci fantasie.
giovedì 6 marzo 2008
Boletín Extraordinario - (Saturday Night Fever)
lunedì 3 marzo 2008
Giumbolo for President
Mi chiamo Giumbolo Giu-giumbolo Giu-giumbolo
Io sempre rido quando dondolo e ridondolo
Ma se girondolo io ciondolo e riciondolo
poi gongolo e rigongolo la notte e il di
Mi chiamo Giumbolo Giu-giumbolo Giu-giumbolo
Paraponzipo paraponzipo paraponzipera
Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!
Più affascinante di Sarkozy.
Più credibile del Berlusca
Più simpatico di Veltroni....
Non ho più dubbi su chi votare.