martedì 6 maggio 2008

l'Inter campione d'Italia, l'Italia campione per poco


Domenica prossima l’Inter vincerà lo scudetto, davanti alla Roma. Come era avvenuto l’anno scorso e, ci pare, l’anno prima ancora. Ce ne sarebbe abbastanza per dire che in questo paese le gerarchie non cambiano. Chi conquista il vertice lo mantiene, visto che detta le regole. La Juve, che ha fatto della lealtà quello che Pacciani faceva delle coppiette, quest’anno è arrivata terza. L’anno prossimo giocherà in Champions league e magari vincerà lo scudetto.
Stavolta a vincerlo come detto sarà l’Inter. Gianni Mura su Repubblica aveva pronosticato Fiorentina o Roma, spiegando che erano le squadre che giocano meglio. Elemento che però non rileva. Il campionato a venti squadre, da sedici che erano, la coppa Italia, le coppette fittizie e quelle di sempre che però durano il doppio di una volta hanno cambiato i parametri. Una squadra, oggi, deve essere costante. Magari mediocre, ma per tutto l’anno. Contro il Milan come contro il Catania. Da settembre a Maggio. Non conta avere giocatori bravi, ma averne molti. Solo così si rimedia agli infortuni di un calcio da martellatori e ai cali di forma. Lo ha capito per prima l’Inter, di cui non sapremmo citare un giocatore di classe, a parte qualche cariatide. Ibrahimovic è potente, ma non una gioia per gli occhi. Lo ha capito anche la Roma, che ha farcito la squadra dell’anno scorso di onesti podisti. Abbastanza da ridurre il distacco a soli tre punti.
Sarebbe il caso che lo capissero anche i dirigenti del calcio nazionale. Questo stato di cose ha suggerito a Totti e Nesta, per riprendere fiato in un calendario senza soste, di rinunciare alla nazionale. Nelle coppe europee, dove i giocatori servono bravi davvero perché ce la si gioca sul breve, le squadre italiane sono state eliminate presto. Quelle che sono andate meglio – Mura non sbagliava, in fondo – sono state Roma e Fiorentina.
Eppure siamo campioni del mondo, per nazionale e per club. Ma con giocatori di una generazione fa. Verrebbe, nel nostro piccolo, da suggerire degli aggiustamenti, ma temiamo che i dirigenti del calcio e forse un’intera nazione, non solo la sua rappresentativa, sia oramai sorpassata, perduta e perdente.
Forse per il potere vale quello che dicevamo del vertice: chi lo conquista lo mantiene, visto che detta le regole.

2 commenti:

articolo21 ha detto...

Forza Roma!

Anonimo ha detto...

un saluto
clark