lunedì 12 maggio 2008

Verbal Terminator




Una donna non è completamente realizzata senza maternità.
Rinuncerei a tutto per avere un figlio
.


Parole che grondano lacrime.




Di una collega e di un’ex compagna di scuola.
Dispiace che queste due donne siano preda di fasulle, atroci e disperanti aspirazioni di maternità.
Rattrista il loro senso di menomazione, fallimento, rinuncia.
È atroce la loro disponibilità ad immolarsi.




Pregnant: parasitically oppressed
Wife: unpaid sex slave

Ho sentito al TG genitori, insegnanti e vicini di casa dei ragazzi veronesi fascistoidi che hanno massacrato un ventenne perché gli ha rifiutato una sigaretta, chiedersi “Dove abbiamo sbagliato? Cosa non gli abbiamo dato?”

Spunto per dire - a loro e ad altri - che l’errore non sta nella mancanza, bensì nell’eccesso.
Il peccato sta nell’averli procreati.
Non basta un utero, non è sufficiente lo sperma per arrogarsi il diritto di procreare.

Continuare a mettere al mondo esseri che non raggiungeranno lo sviluppo intellettivo ed emotivo, ma incarneranno piuttosto l’involuzione della specie, oltre che triste barzelletta cosmica, è pratica assai dannosa.

Mi pare scarsa, tuttavia, la volontà di affrontare il tema da questa prospettiva. Spinosa. Politicamente scorretta.
Rintronati da buffonate inneggianti alla sacra sessualità matrimoniale (a fini procreativi), alla Sacra Famiglia Italiana come nucleo fondante del Paese, all’accanimento medico per raggiungere la procreazione…..

Dove sta la qualità della vita? E tutto questo amore, non è forse invece egoismo, se non considera la volontà di colui che viene messo al mondo?

Giovani di belle speranze.
Fare un figlio è facile. Più difficile riflettere su cosa significhi.
Prendiamo un tema a caso. La mobilità sociale in Italia. E ringrazio Poldino per questi dati: mediamente solo il 3% dei figli di operai diventa imprenditore, dirigente o libero professionista. Stando a un rapporto del Censis del 2006 il 40,8% degli occupati è immobile, (ovvero si colloca nella stessa classe occupazionale del padre), laddove il 20,6% degli occupati resta fermo nella classe operaia. Il 12,2% dei lavoratori effettua una mobilità a corto raggio orizzontale, spostandosi fra le varie classi intermedie, piccola borghesia urbana, agricola e classe media impiegatizia.La scarsa mobilità sociale si deve alla forte differenziazione dell’accesso alla formazione; la possibilità di accedere agli studi universitari rimane appannaggio quasi esclusivo delle classi più elevate: sono studenti il 18,1% dei maggiorenni figli della borghesia contro il 4,1% dei figli della classe operaia.


Si può iniziare anche da qui a sostituire sogni di pappe e pannolini, con una riflessione onesta sul testimone genetico e sociale di cui vorremmo fare staffetta, chiedendoci se non proiettiamo su altri la nostra realizzazione personale arenatasi sulle sabbie delle nostre incapacità.
Riflettere che il neo-nato non ha chiesto di nascere e potrebbe non ambire a una vita mediocre, di lavoro e frustrazioni, pensionamento irraggiungibile, 30 anni di paranoje (o psicanalisi) per emanciparsi da complessi e manie respirate in famiglia, condizionamenti sociali e declino senescente vario.


Rimando alle politiche denataliste del Dott. Luigi De Marchi per riflettere su altri validi motivi dissuasivi dell’uso scellerato e indiscriminato dell’apparato riproduttivo.



Nella foto: calzature per "loti d'oro": i minuscoli piedi a mezzaluna modellati con fasciature strette e dolorosissime, che conferivano eleganza e rassegnazione alle donne cinesi.

9 commenti:

Stranistranieri ha detto...

Hai detto quello che generalmente penso e non ho il coraggio di dire.
Saremo in poche a pensarla così?

Anonimo ha detto...

Fare figli è diventato il modo per essere accettati socialmente, il modo per "fare qualcosa" quando si è stufi della vita di sempre, il modo per cambiare vita. Peccato che siano pochi quelli che si chiedono se davvero riusciranno a far crescere un bambino o una bambina nel modo in cui dovrebbe crescere.
La "colpa" è volersi immolare appunto per il figlio o la figlia tralasciando sè stessi, passando sopra a sè stessi e alle proprie convinzioni.
E poi si stupiscono che dalle loro case sono usciti figli giusto un poco fuoori di testa

il Russo ha detto...

Ben tornata e con un pezzo veramente bello.
Anche se per me la scadenza si avvicina sempre più hai scritto quello che penso: spesso fare un figlio é si un atto d'amore ma, se affrontato con giusta dose di razionalità, anche un atto di egoismo.
Sono il primo che ha visto diventare padroni i figli di padroni (giusto per l'appunto perchè figli di, non certo per spiccate doti professionali e relazionali) e operai figli di operai.
Nella fattispecie mi sono ritrovato disoccupato, con un'istruzione medio/bassa per i canoni attuali da non raccomandato, andare di agenzia interinale in agenzia interinale a elomosinare che qualcuno mi potesse sfruttare in santa pace, cercando solo di limitare un eventuale demansionamento, cosa che sembra il vero scopo di chi lavora nelle agenzie interinali mentre negli ultimi mesi ho visto autentici idioti piazzati a destra e a manca perchè sarà anche vero che il "mercato del lavoro" é in crisi, ma quello delle raccomandazioni non lo é mai...
E' questo il futuro che si dà ad un figlio? Troviamo ingiusta questa esistenza e noi stessi generiamo una vita che dovrà subirla tale e quale se non peggio?
Sono sempre più limitato per diversi motivi ed ecco perchè manco ci ho provato a venire a Torino, due chiacchiere anche su questo mi sarebbe piaciuto farle...

Anonimo ha detto...

gronda un pessimismo da questo post......

Penelope ha detto...

I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell'ardore che la vita ha per se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e benché vivano con noi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dar ricetto ai loro corpi ma non alle loro anime,
Poiché le loro anime dimorano nella casa del domani, che neppure in sogno vi è concesso di visitare.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di rendere loro simili a voi.
Poiché la vita non va indietro né indugia con l'ieri.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce vadano veloci e lontane.
Fate che sia gioioso e lieto questo esser piegati dalla mano dell'Arciere:
Poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama anche l'arco che è saldo...

Donna Cannone ha detto...

Cari tutti, sapevo di non essere sola in questo pensiero che per quanto feroce pare nazista.

@ CLARK KENT:
Non si tratta di pessimismo. Si tratta di osservare quantopiù possibile senza lenti deformanti la natura umana.
Solo trovando la radice dell'errore lo si può estirpare.

Non sono certo innamorata dell'essere umano in quanto specie, ma mi fa sempre piacere quando ne incontro di calorosi, amici, entusiasti, divertenti, simpatici, intelligenti, ....
Trovare smentite alla mia osservazione partecipante apocalittica è rinfrancante!

Si tratta (anche) di assumersi le proprie responsabilità.

@Russo: welcome back - ho pensato anche a te, scrivendo il pezzo.
Non certo come futuro genitore scriteriato. Mi ricordo anzi, uno scambio di battute in cui raccontavi delle lotte e ideologie tramandate nelle generazioni della tua famiglia e la cosa mi aveva colpito, perchè mi piacerebbe poterne raccontare anche io.

Anche le zie hanno enormi responsabilità ;-p
Mi sto allenando al Girotondo di resistenza per il tuo piccolo....

Se sto qua a scrivere, è anche perchè nonostante tutto, forse scioccamente, credo che qualcosina si possa cambiare......

musa capricciosa ha detto...

Ti quoto su tutta la linea.

Marina ha detto...

Alcuni pensano che egoismo significhi non metterli al mondo. Io penso invece sia da irresponsabili metterli al mondo senza potergli garantire un futuro....pero' non possiamo neanche frenare le nascite e lasciare che questo mondo continui a marcire per colpa di pochi.
Vivo una vita mediocre, combatto tutti i giorni con problemi economici, esistenziali, dubbi, ma la voglia di andare avanti non mi manca e ringrazio i miei genitori per avermi messa al mondo.
Per quanto riguarda i genitori e gli insegnanti delle bestie di Verona, penso dovrebbero chiedersi non cosa non gli hanno dato, ma quanto e troppo gli e' stato dato per arrivare ad uccidere per noia..perche' di noia si tratta. Le bestie di Verona sono a mio parere il prodotto di una societa' che incentra i suoi valori sul consumismo...praticamente una generazione di annoiati, senza stimoli ne' valori di vita.

esachan ha detto...

a tal proposito:
http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/insulina-diabetica/insulina-diabetica/insulina-diabetica.html
ci vorrebbe una patente per essere genitori...