Abbiamo seguito le olimpiadi come un discorso in cinese: come qualcosa che non ci riguardava.
I cinesi hanno mostrato ai cinesi di essere moderni. E imbattibili in sport di cui il mondo non conosceva l’esistenza. O in cui federazioni straniere si sono rassegnate a soccombere, come con ragazzini tignosi.
Una delle componenti della squadra di ginnastica ritmica dell’Italia, per esempio, arrivata quarta dopo un’esibizione che sarebbe riuscita ad appassionare anche un rugbista, ha ingoiato le lacrime e davanti alle telecamere ha ripetuto che “ci sono cose più grandi di noi”.
Come certi libri che tutti citano e nessuno legge, nessuno potrà dire con sincerità di aver visto tutte e due le ore e passa di cerimonia di chiusura dopo l’epopea di quella d’apertura, che ricordava scene da istituto Luce.
In mezzo una favola: da guardare cioè solo a patto di accettare certe condizioni. Che esistono le fate e i giudici imparziali. Che di dopati ci siano stati quasi solo quattro cavalli (non è uno scherzo: col peperoncino), che la vocina della bambina che cantava davanti alle telecamere non fosse di un’altra, che quelle che vorticavano tra anelli e parallele avessero sedici anni. Fino ai dubbi sulle misure della piscina, che alcuni sospettano di qualche centimetro più corta della regola.
Diversi cronisti hanno celebrato lo spirito olimpico. Senza definirlo. Ora che tutto è passato, un cinese che si chiedesse a che è servito abbattere mezza Pechino per rimpiazzarla con una specie di Las Vegas troverebbe solo una risposta.
Lo svedese che ha gettato la medaglia, il cubano che ha preso a calci un arbitro sono sembrati ingenui, come fossero gli unici a non comprendere l’unica regola: i cinesi corrono, saltano, si tuffano, nuotano combattono meglio di tutti.
Così, come alla fine di un pranzo di nozze mentre la suocera vanta le bomboniere, ci si alza da tavola con la nausea e la voglia di scappare prima che tra quattro anni apparecchino di nuovo per un discorso – in inglese - che ci toccherebbe fingere di comprendere.
lunedì 25 agosto 2008
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4 commenti:
ricordavano anche un po' le olimpiadi naziste.
Anche lì le coreografie non erano male...
per le coreografie non ho nulla da dire, ma sui vari momenti di inno cinese, molti atleti si sono comportai come se anzicchè avere una tuta avessero una divisa militare!!
Fortunatamente o per merito non conosco questi eventi perchè non le ho seguite.E ne sono felice.
me encanta el estilo de Poldino. cada vez que te leo
me quedo sin palabras....
Doña CaÑon ;-p
Se gettavo la racchetta da ping pong ieri mi davano la cittadinanza cubana?
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