martedì 5 agosto 2008

Dai la Lama (o almeno una lima)

Poniamo il caso che un santone pretenda di governare la California per diritto divino. Verrebbe preso per pazzo e meriterebbe una risata. Nel caso insistesse tutti gli schieramenti politici si schiererebbero al fianco di Bush contro il delirio di questo regime teocratico. Chissà perché col Dalai Lama avviene il contrario. Il parallelo, ovvio, è una forzatura: la Cina non ha mai bombardato Baghdad. Ma lo stesso tante prese di posizione non quadrano. Non si comprende perché tanti che anni fa salutavano col pugno chiuso ora lo fanno a mani giunte, non si comprendono le bandiere del Tibet ai balconi al posto di quelle della pace, non si comprendono le dichiarazioni di Sarkozy, non si afferrano – ma qui la lingua non c’entra – quelle di Gasparri. In virtù di cosa questo santone della non violenza col nome da rasoio deve ottenere di governare su milioni di persone? A Budda preferiamo Mao, al diritto divino la democrazia. La Cina, che tale non è, alla regione del Tibet ha comunque già concesso una certa autonomia. Se è alla cultura che ci si appella gli stessi tibetani protestano di essere ormai minoranza nella zona che rivendicano. La non violenza cos’è allora se non un’arma profumata per imporsi sulla maggioranza? Per fare il gioco delle altre potenze? Per regnare su una regione che staccata dalla Cina fu proclama una volta sola, un secolo fa, dal Dalai Lama di allora?

11 commenti:

Franco Zaio ha detto...

Oh, finalmente una voce controcorrente! Sottoscrivo. E poi, scusa se non sono politically correct, i buddisti (soprattutto la versione occidentale) mi lasciano perplesso, se non infastidito. Diventano fanatici rincoglioniti pure loro. Questo è almeno quello che vedo dalle mie parti.

Gennaro Cannolicchio ha detto...

beh in realtà, che ti piaccia o no, il Tibet ha sempre avuto un governo che però fu dichiarato dichiarato illegale da parte della Repubblica popolare cinese il 28 marzo 1959.

Ci sono profonde ragioni storiche che non vanno sottovalutate.

Ciao bellezza!

Lucia Cirillo ha detto...

Accudenti...mi pare un tantinello grave quello che dici...rispetto la tua idea, ci mancherebbe. Ma il Tibet "avrebbe" un suo governo...che non è quello cinese...non si capisce perchè dovrebbe rinunciarvi. In nome di che? Non è una questione meramente religiosa, ma profondamente storica.

Crocco1830 ha detto...

Sono d'accordo con Gennaro Cannolicchio. La storia del Tibet ha in comune con altre aree di quella regione, l'instabilità politica, dovuti a continui ribaltamenti di potere. Sostanzialmente però, il Tibet ha sempre goduto di una certa autonomia ed un religioso come guida spirituale e temporale.
Negli anni '50 l'invasione militare cinese ha posto fine a quella millenaria autonomia.
Anche l'essere minoranza è dovuto ad un processo autoritario da parte cinese.

Lucia Cirillo ha detto...

il mio solito refuso...Accidenti ;)

musa capricciosa ha detto...

Mah.

Poldino, ultimamente mi sorprendi. Un po' di Di Nolfo, comunque, non farebbe male.

Anonimo ha detto...

Ciao musa capricciosa said,
grazie per la segnalazione, ne prenderò un paio d'etti. Ricambio offrendoti virtualmente un goccio di Fulvio Grimaldi.
Alla prossima.

Donna Cannone ha detto...

secondo me il discorso di Poldino va ben oltre le questioni congiunturali.
Trovando che ogni religione sia fumo negli occhi e accentando la religione solo fino al limite della preistoria con la storia, credo che l'unica forma ammissibile di governo, in qualunque parte del mondo, debba essere LAICA.
Se ognuno tenesse per sè le questioni sessuali e religiose forse qualche passettino evolutivo riusciremmo a compierlo.

Mike ha detto...

Siamo alle solite Poldino... la STORIA devi approfondirla! Studiala prima di sentenziare! (Vedere l'articolo della settimana scorsa inerente il rapporto tra prima guerra mondiale e nazifascismo).
Nella fattispecie, il Tibet si oppone ad uno stato che è ancora regime, per l'esattezza, al pari di Cuba e Corea del Nord regime comunista.
Quindi, propongo una sorta si sillogismo:
1. Il Tibet si oppone al regime comunista cinese;
2. Poldino difende il regime e omette di citare le violenze cinesi in Tibet;
3. Poldino è comunista.
Per favore, lasciamo la politica fuori da alcuni argomenti delicati.

leorso ha detto...

È tornato Mike Buongiorno... me lo manda un 'autografo?

Anonimo ha detto...

condivido il tuo post e anche le fragorose risate che ci fanno fare certi destrosi che tanto ci tengono alla libertà..In Tibet però
Storicamente è assoldato che in Tibet vi era un regime in mano ai monaci buddisti e all'aristocrazia locale
Le donne avevavo lo stesso peso di un yuk,ad esempio .C'era lo schiavismo.
Semplifico al massimo perchè non mi è possibile analizzare fino in fondo il problema.
Quindi io non sostengo il Tibet del dalai lama.
Pur ritenendo la cina un regime che di comunista non ha nulla.
sarebbe giusto piuttosto che per i monaci,fare casino per le condizione operaie in cina..sai,anima bella con la bandierina free tibet..esistono gli operai!