mercoledì 31 dicembre 2008
Niente botti, siamo umani - rilancio
lunedì 29 dicembre 2008
il più bel post del 2008
sabato 27 dicembre 2008
venerdì 26 dicembre 2008
di Carlo Cornaglia, da www.robinedizioni.it
giovedì 25 dicembre 2008
mercoledì 24 dicembre 2008
dio c'è (ma non è credente)
martedì 23 dicembre 2008
Pesanti Opponenti Resistenti Nottate
almeno fino al 26
Producete Consumate Crepate?
lasciatemi qui lasciatemi stare lasciatemi così, a natale
lunedì 22 dicembre 2008
un ramo secco chiamato Trentino
sabato 20 dicembre 2008
venerdì 19 dicembre 2008
DS & Margherita\2
giovedì 18 dicembre 2008
martedì 16 dicembre 2008
lo scissionista
Quello che vedete alla vostra sinistra è un altro di quelli che pende a destra: Nichi Vendola, come direbbe Al Gore "l'ex prossimo segretario di Rifondazione Comunista." Discepolo di Bertinotti, a succedergli pareva destinato; non aveva capito che proprio quello non gli si poteva perdonare.
Si racconta che il rugby nacque quando un calciatore, forse in difficoltà, prese la palla con le mani e corse fino a depositarla nella porta avversaria. Lui fa lo stesso:siccome il partito non vota per lui e presto ne fonderà un altro. Per poi, chissà, scinderlo di nuovo, e ancora e ancora, fino a fare i congressi assiso sul seggiolone, col vago timore che la mamma lo metta in minoranza. Non temere, Nichi Vendola, da solo, insieme a te, presto ci sarà Veltroni. Contento te!
lunedì 15 dicembre 2008
Continuate voi...
prego, dopo di lei
domenica 14 dicembre 2008
il sassolino
venerdì 12 dicembre 2008
"Le meravigliose avventure di Silvana Rivolta"
giovedì 11 dicembre 2008
mercoledì 10 dicembre 2008
chi lo vieta?
martedì 9 dicembre 2008
spermercato
lunedì 8 dicembre 2008
Roberto Murolo, chi era costui?
giovedì 4 dicembre 2008
Histoire de C. Una escort si racconta…II parte
Ecco la 2° parte dell'intervista a Chiara di Notte
...Memorie di una devochka
DC: Come considerano la prostituzione non di alto bordo le escort? CDN: Le escort non lo so. Posso solo dire la mia. Innanzi tutto il termine “alto bordo” può significare tante cose e sarebbe lungo e noioso discuterne, ma di sicuro non significa “migliore”, almeno non dal punto di vista di chi fruisce. A volte è possibile trovare all’angolo di una strada per pochi euro il “sogno” di ogni cliente, e cioè una ragazza autentica, vera, disposta a “dare” molto di sé, mentre allo stesso modo è molto probabile incontrare una fregatura fra le ragazze che applicano alte tariffe. Essere d’alto bordo non significa avere prezzi elevati ma corrispondere ad un modello che, come qualsiasi cosa di qualità non è determinato solo dal prezzo ma da tutta una serie di elementi che lo rendono tale: il materiale, il design, le rifiniture. Una escort d’alto bordo non farà mai valere il suo senso di superiorità nei confronti di chi non è stata, come lei, fortunata. La sensibilità della “donna” che sottende la professionista è uno di quegli elementi. DC: E vice versa? CDN: Anche qui dipende se la escort è una stronza boriosa piena di sé che disdegna tutto ciò che non ritiene essere al suo livello oppure se, come dicevo, è una persona in grado di avere, nonostante la “parte snob” che è costretta per esigenze di copione a recitare, una certa dose d’umiltà. L’umiltà in questa professione è tutto. Non si deve mai dimenticare chi siamo, da dove proveniamo e dove un giorno tutte quante ci ritroveremo.
DC: La tua famiglia, i tuoi amici sapevano/sanno che facevi l’escort? Se sì, perché hai deciso di dirglielo? Se no, perché hai deciso di non dirglielo?
CDN: Credo che questa sia la domanda più difficile alla quale rispondere. Credo che una risposta, in un senso o nell’altro, implicherebbe un giudizio morale da parte di chi legge, oppure creerebbe degli interrogativi in chi ha o ha avuto lo stesso dilemma. Ebbene, dato che ho accettato d’essere intervistata credo che l’unico comportamento corretto sia rispondere con sincerità. Sì, l’ho detto. Perché ho deciso? Semplicemente perché anche se non l’avessi detto l’avrebbero sicuramente capito. Mia madre non è nata ieri ed io con lei non sono brava a mentire. Mi conosce talmente bene che non faccio in tempo a pensare una cosa che lei già la sa. L’avrebbe intuito ed anche un eventuale silenzio mi sarebbe parso un mancarle di rispetto. Ma devo dire che la mia scelta alla fine si è dimostrata vincente: sono felice di averlo detto, non sento alcun peso e so di aver ricevuto in quell’occasione il regalo più grande: il rispetto per le mie scelte. Con gli amici… se sono amici “veri” ovviamente lo sanno, se sono semplici conoscenti non vedo perché debbano impicciarsi della mia vita. Una cosa però dentro di me è chiara: chi lo sa, famiglia, amici, partner, non deve mai mai mai in nessun caso insultarmi o offendermi prendendo a pretesto ciò che ho fatto. Qualora accadesse, anche una sola volta, significherebbe la fine definitiva del rapporto.
DC: Cosa ti ha fatto chiudere il capitolo di professione escort? CDN: Questa è una delle "tessere del puzzle" che ancora mancano a comporre il quadro che in questi anni ho delineato riguardo alla mia storia, alla mia vita, alle mie esperienze. È una tessera fondamentale che ancora non ho voluto piazzare, forse perché è troppo vicina nel tempo ed ancora mi coinvolge profondamente. Per lunghi anni sono stata convinta che la mia personalità non potesse subire modificazioni rilevanti. Ero così sicura e decisa che col tempo, intorno a me, si era venuta a formare come una specie di rigida armatura che io credevo infrangibile. Ma non è vero che nella vita non si cambia, si cambia eccome; solo che molto spesso il cambiamento è talmente lento che non si ha il modo, o forse la voglia, di esaminare l'intera sua dinamica ed un certo giorno ad una certa ora, inaspettatamente, ho trovato i pezzi della mia armatura frantumati; per la prima volta mi sono sentita indifesa, e se non ci fosse stato chi si fosse preso cura di raccogliere quei frammenti, frantumarli fino a farli diventare polvere finissima per poi reimpastarli nuovamente, forse oggi non sarei qui a rispondere alle tue domande in questi termini. Il Blog, che io chiamo "il mio diario" è servito anche a questo. Sono una curiosa, mi piace studiare la gente ed oltretutto sono una narcisista, quindi quale migliore opportunità di rivedere le sequenze che compongono il film della mia vita? Ma anche se le tessere del puzzle, come nella scena finale di "Nuovo Cinema Paradiso", vengono piazzate a caso e non seguono né un filo logico né una linea temporale, sono certa che prima o poi avrò modo di rivedere il quadro completo.
Le domande di Poldino: Poldino: Cosa ti chiede più spesso chi viene a sapere che sei stata una escort? CDN: Se accade che qualcuno venga a saperlo e’ soltanto perché io ho deciso di dirlo e quindi ho già valutato la persona. Di solito non mi chiedono niente. Qualcuno mi ha detto “me l’ero immaginato, sai?” ma i più sono stati in silenzio e mi hanno guardata con affetto. Al massimo possono avermi chiesto: “com’e’ stato?”, ma il rispetto nei miei confronti ha impedito loro di chiedermi i dettagli che, se poi ho voluto, ho raccontato io quando ho sentito il bisogno di condividerli con qualcuno. P.: Come è cambiata la tua concezione della prostituzione entrandoci? CDN: Non è cambiata perché prima non ne avevo una. La prima prostituta che ho conosciuto e’ stata la mia amica Aniko’ e mi sembrava felice ed equilibrata. Quasi da ammirare per il suo spirito libero. Chissà, se avessi conosciuto subito una ragazza infelice del suo stato magari oggi parlerei diversamente e non sosterrei che la professione di prostituta non ha niente di sporco. Forse non l’avrei mai iniziata. Se mai la mia concezione della prostituzione e’ cambiata quando ne sono uscita e che mi ha spinta ad un impegno per aiutare chi non era stata fortunata come me. P.: Come è cambiata la tua concezione degli uomini lavorando come escort? CDN: Come in ogni cosa per imparare a conoscerla la si deve vivere da vicino e non per “sentito dire”. La professione porta innanzitutto a relazionare con gli uomini. Tanti uomini. Non è vero che quelli che sono fruitori del servizio, i cosiddetti puttanieri, non rappresentano un campione significativo della realtà maschile. Lo sono eccome. La passione per le donne, l’ossessione per il sesso, la ricerca spasmodica di qualcosa che non riescono a trovare in un viaggio continuo alla ricerca della escort perfetta. E’ per loro come un’eterna avventura, come quella di Ulisse. Non è forse “umano” tutto questo? P.: Aver fatto questo lavoro ti aiuta tuttora a capire le persone? CDN: Questo tipo d’esperienza può insegnare molto ed aiuta a comprendere meglio la realtà che ci circonda. Le persone con me si sono denudate. E non solo esteriormente, con me si aprivano e così mi davano modo di esaminarle. Di solito chi si incontra normalmente è sovrastrutturato perché le sovrastrutture gli servono per “mostrare di sé ciò che vuole che gli altri notino”. Insomma tutti assumono un travestimento, no? Il travestimento e’ la corazza che protegge in un mondo sempre meno coeso, meno solidale dove ciascuno è sempre più isolato. Invece il cliente, soprattutto se rilassato dopo l’amplesso, non aveva bisogno di sovrastrutture. I soldi erano già sufficienti ad ottenere ciò che voleva e non aveva bisogno di fingere. A meno che non volesse “conquistarmi”. In tal caso si comportava come la maggior parte dei corteggiatori e mi insegnava che in fondo gli uomini, quando vogliono ottenere qualcosa senza metterci i soldi, si comportano più o meno tutti nello stesso modo, facendo gli stessi discorsi, assumendo le stesse posture, usando gli stessi atteggiamenti. P.: Cosa cercavano veramente i clienti? CDN: Moltissimi solo il sesso. Un sesso ben fatto, senza inibizioni; forse quello che le loro compagne non riuscivano o non volevano dare. Poi c’erano i collezionisti, quelli che non volevano morire senza aver collezionato il più possibile. Costoro erano alla perenne ricerca del pezzo “raro” che non riuscivano mai a trovare, una specie di Araba Fenice. Poi c’erano quelli che cercavano anche un po’ di avventura; volevano mettersi alla prova e dimostrare a se stessi di saper conquistare l’inconquistabile, la cima della montagna più alta, la donna che raramente si innamora: l’escort. Pagando credevano affrettare i tempi per una relazione togliendo di mezzo quegli ostacoli che credevano di non poter superare senza i soldi. In fondo in tutti c’era un comune denominatore ed io, essendo a volte Circe, a volte una Sirena a volte Calipso riuscivo a capire qualcosa di ciò che albergava nell’animo dei tanti Ulisse che incontravo e sai cosa ho scoperto? Che in realtà Circe, Calipso o tutte le donne che potevano incontrare erano niente in confronto a Penelope. Per questo molte volte hanno cercato di trasformarmi in lei. Senza riuscirci. Credevano erroneamente che io non fossi lì per lavorare ma che facessi la prostituta per cercarmi un marito. P.: Capitava di incontrare i clienti anche fuori dal lavoro? Fingevano di non conoscerti? CDN: Capitava e facevano finta di non conoscermi solo se erano in compagnia di un’altra donna, oppure di qualche collega che non era al corrente del loro “vizietto”, altrimenti mi salutavano e si mostravano gentili. Se mai ero io che ero fredda e distaccata fuori dal lavoro. Mi imbarazzava quando qualcuno, incontrandomi per caso, voleva rinverdire le emozioni provate in un contesto dove i patti ed i limiti erano stabiliti da un contratto. Temevo che se fossi stata scortese non lo avrei più rivisto come cliente e se mi fossi mostrata troppo gentile lui avrebbe potuto fraintendere.
che skyfo
mercoledì 3 dicembre 2008
ci mancherà
porco, Giuda?
martedì 2 dicembre 2008
casalinghe impazzite
domenica 30 novembre 2008
Mercatini&Mazzantini: panico in Trentino
sabato 29 novembre 2008
.
falso allarme
venerdì 28 novembre 2008
giovedì 27 novembre 2008
PD: nuoce gravemente alla salute
un sondaggio da urlo
mercoledì 26 novembre 2008
Luxuria: una vacanza dai nostri indici
lunedì 24 novembre 2008
Histoire de C. Una escort si racconta…
DC: Come è nata questa professione? CDN: Ad essere sincera non sono stata io a scegliere la professione ma è stata lei a scegliere me. L’approccio alla prostituzione non segue per tutte lo stesso percorso. Moltissime ragazze vengono attirate, spesso con l’inganno, dal miraggio di una vita migliore. Si tratta di ragazze che vivono in Paesi in cui le possibilità di crearsi una vita dignitosa sono negate a causa della miseria e dell’ignoranza, e di solito sono quelle che vanno a rinfoltire le fila di chi esercita nella strada oppure in appartamenti organizzati come catene di montaggio e che sono quasi sempre controllate da organizzazioni malavitose. A me, invece, è andata diversamente. Per poter avere i soldi per mantenermi senza dover pesare sulla mia famiglia alla sera facevo la ballerina in discoteca. Me ne stavo per ore a ballare dentro una specie di gabbia per poter racimolare quei pochi soldi che mi bastavano appena per il cibo e per l’affitto di una stanza che dividevo con un’amica che si chiamava Anikò e come me era studentessa. Ballava anche lei in discoteca, però i soldi non le mancavano… Devo dire che anche se ero molto ingenua sapevo come li guadagnava quei soldi, però vedevo che era soddisfatta. Di lei avevo l’immagine di una ragazza sì disinibita e forse avventuriera, ma sicuramente libera ed indipendente cosa che avrei voluto essere anche io, ma che a causa dei miei tanti retaggi, ancora mi precludevo. Fu lei che in qualche modo mi fece accettare l’idea che vendersi non era poi una cosa così brutta. Prima di prendere la decisione passarono molti mesi: mi vergognavo, e poi ero davvero un’imbranata in fatto di sesso. Ricordo che quando capitò l’occasione e ci fu chi mi offrì molti soldi fuggii via spaventata, ma poi mi pentii di non avere accettato. Non dormii per tutta la notte pensando a tutti quei soldi che non avrei guadagnato neppure in un anno, e la sera dopo capitolai.
Fu come rompere il sigillo di qualcosa e l’esperienza non fu assolutamente negativa. Da allora capii che potevo usare il mio corpo oltre al mio cervello per ottenere ciò che desideravo. Oltretutto compresi il “potere” incredibile che poteva avere una prostituta nei confronti di chi si rendeva disponibile a pagare, e venni conquistata dalla curiosità di approfondire quell’aspetto per me nuovo ed intriso d’avventura. Iniziai a viaggiare, incontrai persone dalle quali assorbii molta di quell’erudizione che ancora conservo. Leggevo tutto ciò che c’era da leggere sull’argomento: la storia delle cortigiane, delle geishe e delle etere. Mi affascinavano quelle figure e volevo essere anche io una di loro. Vivevo quella professione senza che mi pesasse. Ho sempre avuto un mio personale concetto del peccato che non riguardava assolutamente il sesso, il fatto “morale” non mi disturbava e più vivevo quella condizione più acquisivo consapevolezza della mia capacità di manipolare i desideri degli uomini che incontravo. Era una sensazione magnifica, quasi di onnipotenza che troppo spesso mi ubriacava e della quale per lungo tempo sono rimasta schiava.
DC: Cos’è un’escort nell’immaginario collettivo e come è, invece, nella realtà? CDN: Delle differenze ci sono, è inevitabile. Essere escort è come essere attrice. Si recita una parte, si cerca di dare al cliente quello che lui vuole, e ciò è sempre diverso perché ogni persona ha pulsioni e desideri che differiscono anche se alla base ci sono sempre e comunque l’erotismo ed il sesso. L’escort, nell’immaginario collettivo e parlo dell’escort del tipo al quale mi sono ispirata io, non deve avere alcun tabù, deve far vedere che gradisce l’atto sessuale più del denaro che riceve ma non deve limitarsi solo ad aprire le gambe. Deve saper giocare, deve farsi sedurre perché ogni cliente quando paga desidera anche sognare che la donna con la quale in quel momento si sta relazionando non lo fa per i soldi, ma perché lo gradisce, perché lui è speciale, più speciale di ogni altro al mondo. La escort deve poi essere raffinata, educata, erudita per non dire addirittura colta, comunicativa, divertente e sensibile, perché il cliente vuol bearsi di aver pagato una donna altrimenti irraggiungibile non solo per la sua fisicità ma anche per la sua personalità e per la sua anima. Fuori dal lavoro invece le escort sono donne come le altre, con le loro paturnie, i loro difetti, i loro “momenti no”. Anche se la professione influisce a volte in modo preponderante sullo stile di vita, “dentro” ogni escort resta comunque la donna che è sempre stata. Ad esempio, io che nella professione mi mostravo spesso con atteggiamenti da donna disposta a tutto, nel mio mondo privato sono rimasta la “bambina” di sempre, sognatrice che ascoltava le fiabe raccontate dalla nonna. Dopotutto le mie origini sono contadine e tutta la raffinatezza e l’aria “snob” che faceva parte del “personaggio” che recitavo, le abbandonavo una volta che mi riappropriavo della mia veste di “normalità”. DC: Aspetti negativi e positivi della professione? CDN: Aspetti negativi? Quello che mi sovviene per primo è la dipendenza che può creare. Se una donna si abitua a vivere in quella dimensione, in cui incassa tanti soldi, frequenta alberghi e ristoranti raffinati, riceve regali preziosi e, soprattutto, s’illude che gli altri siano dei burattini da manipolare, difficilmente riesce poi a rientrare in possesso della realtà. Altro lato negativo, secondo me, è l’accettazione della “solitudine”. Fintanto che si esercita il mestiere non ci si può legare a nessuno. I motivi per cui dico questo possono essere molteplici, ma per quanto riguarda me, afferiscono soprattutto al lato affettivo. Come si fa a tornare fra le braccia della persona amata dopo aver passato la notte a scopare con un cliente? Ritengo sia una questione di rispetto, innanzi tutto nei miei confronti. Non si possono coinvolgere i sentimenti di chi, stando accanto ad una escort potrebbe anche accettare perché le vuole bene ma soffrendo in silenzio. Sapere di non dare alla persona che amo tutta la felicità che merita dando la preferenza al denaro mi farebbe sentire squallida. Lati positivi ce ne sono diversi: quello economico è di primaria importanza: nessuna professione “lecita” e’ in grado di rendere tanto nel minor tempo possibile; poi c’è il lato psicologico. Per esempio da ragazzina ero molto magra, dalle forme anche fin troppo adolescenziali nonostante stessi per compiere i diciotto anni, inoltre ero introversa e con una scarsa autostima; addirittura credevo davvero che non potevo piacere ad alcun uomo. Constatare che c’erano uomini molto gradevoli, affascinanti, intelligenti e colti, che addirittura s’innamoravano di me, disposti a pagare cifre da capogiro è servito a controbilanciare e, oltre alla conoscenza del mio corpo, della mia sessualità, dei miei desideri e tutta una serie di cose che altrimenti (forse) sarebbero rimaste sconosciute, mi ha fatto acquisire quel po’ di sicurezza che poi mi e’ stata necessaria a superare alcuni momenti difficili che ho vissuto. Comunque andasse sapevo che potevo far affidamento su ciò che la natura aveva mia messo a mia disposizione che ho a lungo considerato un talento.
DC: Aspetti inquietanti dell’umanità con cui ti sei relazionata? CDN: Moltissimi, ma non nei clienti che, bene o male nonostante i vizi e le perversioni, sono sempre stati comunque delle “persone” a loro modo corrette. Se mai gli aspetti più inquietanti li ho ravvisati in ciò che si poneva nei miei confronti in una posizione di “disinteressata amicizia”; tutti quei truffatori di sentimenti che girano intorno alle escort ed al denaro che la loro professione fa muovere. Chi esercita deve sempre porre molta più attenzione a chi propone rapporti diversi da quello stabilito dal “contratto” prostituta-cliente. Alcune mie amiche sono state fregate nei sentimenti e nei soldi e vedere la loro disperazione mi ha procurato un grande sgomento ed una sfiducia nei confronti del genere maschile talvolta esagerata. DC: È una posizione insolitamente privilegiata per osservare e conoscere l’essere umano – che considerazioni nei hai tratto? CDN: Incontrare tantissimi uomini, farci sesso e quindi vederli mentre si mostrano “nudi” non solo fisicamente, ascoltare le loro confidenze, le loro menzogne, mi ha insegnato tanto anche per quanto riguarda la vita al di fuori del lavoro. Credo di conoscere gli uomini, forse non tutti, ma sicuramente quella fetta che sente il bisogno di rivolgersi al sesso a pagamento. Inoltre esercitare mi ha dato anche modo di conoscere un po’ le donne attraverso gli sfoghi dei loro compagni, miei clienti. Ciò che dicevano era dal mio punto di vista orribile… ho scoperto una realtà di coppia piena d’insoddisfazione, d’incomprensione, di assenza di complicità e di rispetto che mi ha aperto gli occhi su molte cose. Ho imparato a conoscere i motivi per i quali venivano ingannate e tutto questo mi ha insegnato (forse) a comportarmi nei confronti dei miei partner poiché non avrei mai potuto sopportare che parlassero di me come quei clienti parlavano delle loro compagne.
DC: Quali sono i rapporti con altre donne che lavorano come escort? CDN: Ho sempre avuto poche amiche che fossero anche colleghe. Spesso i sentimenti che si creano, o perché una ha più successo e guadagna di più, o perché è più carina, sono sentimenti d’invidia. Di carattere ritengo di essere talmente introversa da risultare a volte “glaciale” e questo mi contraddistingueva anche quando ero escort. Ho sempre tenuto un basso profilo, di me sapevano poco tutti, soprattutto le “colleghe”. Ora che mi sono ritirata ed è chiaro che mai più riprenderò quel cammino, è diverso: ho tuttora dei rapporti stupendi con le sorelle che ancora esercitano le quali credo trovino in me adesso una persona con la quale possono confidarsi senza temere brutti scherzi che, di solito, fra professioniste possono avvenire soprattutto se ci sono in ballo clienti molto danarosi. DC: Qual è il profilo medio dell'escort (studentessa, casalinga, giovane…)? CDN: In Italia sono sempre state poche le ragazze che hanno potuto definirsi esattamente “escort” nel senso di cortigiane, geishe, prostitute che fossero simili alle eteree greche. Il fatto è che oggigiorno con il termine escort vengono indicate un po’ tutte le ragazze che in qualche modo si prostituiscono con l’esclusione di quelle che stanno in strada o nei bordelli; dalle casalinghe, alle modelle, alle studentesse, alle ragazze d’appartamento. Essere “escort” però, secondo me, rappresenta ben altro. È prima di tutto uno stile di vita che ha molte affinità con l’arte. Non so neppure se io stessa possa considerarmi tale. Anche se in molti mi hanno confermato che lo ero, non so quanto mi sia avvicinata a quel modello ideale che avevo in mente. Non è quindi una questione di profilo ma di vocazione. Deve “piacere”, deve essere scelto, sentito; si può essere escort ad ogni età anche se (è ovvio), perché sia un’attività redditizia dato che la fisicità ha una notevole importanza, risente di quei limiti che sono propri di ogni donna.
Appuntamento alla prossima settimana con la 2° parte dell'intervista a Chiara di Notte! Vi aspettiamo, DC.